Piantonetto (Rio) da San Lorenzo

Piantonetto (Rio) da San Lorenzo
La gita
blopum
09/06/2012
Accesso stradale
Pont Rosone San Lorenzo
Sosta
buoni
Scappatoie
si
Navetta
si

Nelle terre selvagge del Piantonetto, ho condiviso col Besluke una nuova discesa destinata a diventare la “regina d’la Val”. Intrigante. Emozionale. Imperdibile. Rimasto inesplorato per troppo tempo. Scendendo, un giorno, dal lago del Teleccio mi sono domandato: “ma tutti ‘sti milioni di mq di acqua che un tempo scendevano liberi da sbarramenti avranno ben scavato qualche forra?” La risposta era lì a 10′ di cammino. Il rio esalta tutte le caratteristiche del vallone di Piantonetto: ambiente montagnaro severo, granito occhiadino, acque cristalline, simile al vicino Noaschetta ma ricorda anche un purcaracia espanso negli scivoli iniziali. Consultiamo l’operatore della centrale di Rosone che ci rassicura sull’assenza di rilascio improvviso di liquidi e partiamo ben equipaggiati portando anche un sagolino da lancio, visti gli ultimi sforramenti! Vero Gio’? Unica nota stonata della giornata? Dimentico il “coperchio”. Userò il “caplin”. Entriamo dal ponte di San Lorenzo, la prima parte è larga con enormi massi e qualche saltino. La portata è tanta. La cosa più interessante sono le fragoline di bosco. Superato lo scolmatoio della captazione che riduce notevolmente il flusso si comincia a scendere sulle prime placconate assolate. I primi scivoli, poi una serie di taboga da acquafan, tutti ripetibili, lunghi e aperti ci introducono nella parte inforrata. Si attraversa il bel flusso a dx in corda e si effettua la prima calata appoggiata che supera una bella marmitta da evitare e si continua su un piano inclinato molto scivoloso. Siamo nella parte inforrata più stretta. Il torrente svolta di 90 gradi verso sud come una vasca olimpica profonda. Visioni di calate alternate a laghi sospesi. Armiamo sul lato dx, fuori dallo scorrimento imponente, una breve calata da recuperare su tronco sotto spruzzi fastidiosi. Si passa sotto un macigno incastrato dove incontriamo un nostro precursore esanime sceso in libera: è un giovane cervo, in lieve stato di decomposizione. Amen. Costretti a risalire sul lato sx per evitare un cascatone a sbalzo, ci caliamo fuori dal flusso con un bel salto finale. Un breve corridoio inclinato porta all’ultima vasca sospesa: acqua azzurrata molto ossigenata. Armiamo sul lato dx una pre-calata più impressionante che difficile e, scavalcando una banana di acqua ci si sposta su un terrazzino inclinato da dove parte la calatona(fix+nut). Un nastro poderoso precipita in un mare verde smeraldo. Nel finale si entra nel flusso violento nebulizzato che richiede buona stabilità per non essere spazzato via. Consigliabile usare il ritorno come cavo guida per i pesi leggeri, ma prox metteremo un deviatore, forse. Ancora laghi e disarrampicate e si arriva ad una cascata incastonata tra due enormi massi ancora da armare con possibilità di tuffi da 4 a 14 metri. Si esce a dx su presa d’acqua. Poi, il sentiero che conduce fuori dagli abissi. Possibilità di scendere ancora su blocchi fino alla Centrale, poi bisogna uscire per evitare di venire frullato nelle turbine IREM. Attenzione! Siamo nel Parco del Gran Paradiso. Meglio muoversi in punta di piedi. Infilatevi il tu-tù di neoprene e danzate nelle terre selvagge del Piantunèt…

sceso in simbiosi col luke, ci é costato h7 di duro lavoro, 12 fix da 10,+relativi maions, 1nut e qualche mg di adrenalina e molto gooodimento.

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