Stupenda e lunga via, prima non capivo come mai tutti su gulliver scrivessero che fosse un viaggio, ora si. Giustamente definita da Motti come “la più bella cresta delle Alpi” è una vera avventura dove più che le relazioni conta l’intuito. Attaccato alle 10, inizialmente slegati poi vista la qualità della roccia proceduto in conserva protetta sino alla bifida. Da qui a tiri fino alla Welzenbach dove abbiamo deciso di bivaccare (4 posti da bivacco poco sotto la cima). La via è più difficile da trovare nella prima parte, poi dalla bifida in poi diventa più evidente. Ottimi punti da bivacco dalla Welzenbach in poi. I due tiri di 5+ sono ben chiodati e asciutti. Per me primo bivacco in parete fantastico con la luna che illuminava tutto, abbiamo iniziato a scalare con le prime luci e alle 4 eravamo in cima. Non si trova acqua lungo la via, solo qualche piccola chiazza di neve destinata a sciogliersi nei pressi della cima. Avevo 2 litri ma ho patito un po’ la sete, meglio portarne 3 a testa. Come materiale una serie dallo 0.3 al 2 BD basta e avanza. Discesa lunga e “perigliosa” da non sottovalutare, richiede ancora un grande impegno mentale. Fatte poche doppie il resto disarrampicato su terreno veramente infido ed esposto. Verso la fine siamo stati colti dal buio e non abbiamo individuato il canale con le calate che portano sulla cengia erbosa, abbiamo trovato due doppie poi più nulla, visto che eravamo già abbastanza bassi abbiamo allestito le ultime due soste e siamo arrivati a terra. Andati a dormire al Borelli e scesi la mattina dopo con tutta calma.
La salita anche se tecnicamente facile non deve essere assolutamente sottovalutata, è infinita e non sempre evidente, così come la discesa, quindi perdite di tempo garantite!
Prima gita con Simone, Federico e Marco, ne faremo sicuramente altre! Il morale della combriccola è rimasto alto lungo tutta la via, cosa importante su questo genere di salite!