Come già scritto da altri di arrampicata vera e propria ci sono 5 tiri su 18 e su due di questi la roccia lascia anche a desiderare (L3 ed L14); per il resto si sale abbastanza agevolmente, per alcuni tratti tranquillamente in conserva (per questo ho chiesto di spostare l’itinerario da “arrampicata” ad “alpinismo”).
Se per raggiungere l’attacco e seguire la linea di salita non ci si può quasi sbagliare è invece necessario un po’ di intuito e molta attenzione per spostarsi dall’anticima alla cima e per scendere da questa fino al vallone all’altezza dell’attacco della via. Su alcuni salti di roccia (vedi cengia sotto anticima) è consigliato non sbagliare nulla se non si vuole passare al piano di sotto…
L’attrezzatura della via, seppur artigianale e in parte datata, è quasi sempre ben posizionata e (pare) in buono stato. L’obbligatorio (da non sottovalutare, direi più 6a che 5c…) si fa sentire su L3 (dove un “maillon” fa capolino al quarto spit, peraltro ballerino) e nel diedro verticale di L13 (certamente la lunghezza più bella della via!).
In merito alle tempistiche direi che se non si è abituati a questo genere di terreno è necessario valutare di avere a disposizione “un giro di orologio” (noi eravamo in tre e ci abbiamo impiegato poco di più), preferibilmente senza pioggia.
In definitiva è difficile attribuire un giudizio a questa via… in fondo non è neanche così malvagia, se si sa a cosa di va incontro. Consigliata quindi solo a chi cerca l’avventura a dispetto dei gradi (modesti, ma da non sottovalutare) ed ai collezionisti di gradi “ratto/ratto+”.