Parias Coupà Sperone Est

Parias Coupà Sperone Est
La gita
fabrizioro
4 04/09/2022

Siamo saliti da Fouillouse, dormendo al bivacco Barenghi. Questa logistica semplifica il rientro, poiché si scende lungo la normale del Parias. Una discesa comunque non banale e da ricercare (abbiamo lasciato qualche ometto, ma meglio far un sopralluogo preventivo), con tratti di disarrampicata, ghiaioni e pendii detritici, ma con il grande vantaggio di riportare al sentiero che, in un’ora e mezza circa, scende a Fouillouse.
La qualità della roccia varia da ottima a pessima: resta comunque una via d’ambiente, per gli amanti del genere. A parte qualche tiro più friabile, però, offre spesso decenti possibilità di protezioni.
La relazione qui su Gulliver è ben fatta. Abbiamo trovato tutte le soste: la prima su spit vecchi, la seconda su spuntone, la terza su due chiodi con fettuccia bianca (oppure si prosegue fino al chiodo prima del diedro-canalino verso dx, descritto da Chungo, integrabile con clessidra: in questo modo, L4 presenta meno attriti), la quarta su spuntone alla base del camino (cordino e maglia rapida in loco). Quinto tiro con variante in seguito a probabili crolli (vedi sotto), sosta poi su due chiodi nella nicchia. Sesta sosta da realizzare, sfruttando i vari spuntoni vicino alle placche bianche. Da qui in poi le soste sono da realizzare (tra sellette e spuntoni ci si sbizzarrisce), fino ai due chiodi al termine di L14, su una piccola cengia appena sulla sinistra, ai piedi del breve camino marcio finale.

Rispetto a L5, ci siamo ritrovati davanti a evidenti segni di crolli: in pratica, la fessura che su “Montagne d’Oc” era IV+, si presenta oggi come un camino molto largo e improteggibile, di grado imprecisato (impressionante la differenza con la foto della fessura-camino pubblicata nel 2013 da Liviell). Per salire e raggiungere la cima del pilastro, abbiamo escogitato dunque la seguente variante che scala il pilastro sull’altro versante (passi di VI): scavalcare lo spuntone della sosta, passando sull’altro versante del pilastro. Da lì alzarsi nell’ampio camino, sfruttando qualche lama comunque da testare (possibilità di piazzare un friend sul lato destro e anche sul lato sinistro, cioè sul pilastro stesso, prima di attraversare); quindi ribaltarsi su un piccolo ripiano sulla sinistra, oltre lo spigolo del pilastro. Da qui salire verticalmente, su roccia migliore, raggiungendo la cima del pilastro. Quindi continuare come da relazione, seguendo una fessura obliqua a sinistra (IV, chiodo) fino alla sosta scomoda nella nicchia (2 ch.).

Come materiali, noi avevamo qualche nut piccolo e una serie di friend dai micro al 2, ma può essere utile in vari casi il nr. 3. Vista la scarsa frequentazione della via, meglio portar un martello per ribattere i chiodi presenti (e anche un paio di chiodi per integrare).

Con Paolo, che da fine maggio s’è cimentato nella costruzione di tanti utili ometti 🙂

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