Pareto (Punta) – Quattordici Agosto

Pareto (Punta) – Quattordici Agosto
La gita
andreaparodi
5 14/08/2019

Quando Enrico Sasso mi ha proposto di tracciare una via nuova sull’incombente parete nord della Cima Pareto, ben visibile dal Rifugio Garelli, mi ha colto in contropiede: da anni cercavo un socio per andare a mettere il naso su quella parete, ma tutti, chissà perché, declinavano l’invito, forse dopo aver letto la terrificante relazione della via del vecchio Comino, che sale poco più a sinistra, sul versante nord-est…
Enrico è l’autore della recente e bellissima via “Rose”: misto estremo sulla parete nord della Punta Marguareis, aperta in solitaria partendo in giornata da casa. Tutto entusiasta mi ha mandato una foto della Pareto con tracciata in rosso una linea diretta su per un diedrone giallastro chiuso in alto da grandi strapiombi, secondo lui aggirabili a sinistra. Bella linea, ma mi faceva assai paura: Enrico ha poco più della metà dei miei anni e scala su gradi che io neppure mi sogno… Mi vedevo già dondolare nel vuoto a piangere appeso a corde cigolanti… “Sono libero martedì pomeriggio e mercoledì”, mi ha scritto. “E cosa gli dico? Di no? E quando lo trovo un altro pazzo per andare a provare la nord della Pareto?”
Così gli ho risposto “OK”, e intanto ho cercato sulle foto una linea più umana, magari un poco più a destra, su un muro grigio che sembrava pure lavorato… Poi gli ho telefonato e gli ho fatto un bel pistolotto sulla difficoltà dell’arrampicata nel Marguareis. Gli ho detto che Armando Biancardi, che ha aperto vie su quasi tutte le pareti del gruppo, ha scritto che la roccia del Marguareis dove sembra facile è difficile e dove sembra difficile è impossibile… Insomma, ho cercato di ammorbidire un po’ i propositi bellicosi di Enrico, per convincerlo a spostarci sulla linea che mi sembrava più fattibile.
Gliela ho raccontata così bene, che alla fine l’ho mandato in crisi. La sera prima di partire per il Garelli, mi ha scritto che forse avevo ragione, che lui è stato avventato, che sarebbe stato meglio rimandare tutto. “Ma come? Mi sono giocato il socio?” Così ho dovuto richiamarlo e girare la frittata… Insomma, tira e molla, alla fine martedì pomeriggio siamo saliti al Garelli, tutti e due un po’ timorosi, ma anche curiosi ed eccitati, per le incognite che ci avrebbe riservato la parete. Enrico a cena si è pure seduto davanti alla finestra, con la Cima Pareto davanti e ogni tanto diceva “Mamma mia” ma intanto si spazzolava tutti i piatti che gli mettevano davanti. Dopo una notte di sogni un po’ agitati, alle cinque e mezzo del mattino eravamo già in marcia, senza fermarci fino sotto la parete, bellissima arrossata del primo sole.
Il gran diedro di Enrico, anche dal vero continuava a sembrarmi assai liscio, e i soprastanti strapiombi troppo strapiombanti. Alla fine anche lui si è convinto a provare più a destra sul muro grigio che appariva un po’ più umano. Da buon gregario mi sono accollato i primi tiri: lo zoccolo erboso piuttosto delicato, seguito da un diedro-rampa più tecnico e divertente. Ho guidato Enrico fino ai piedi del muro centrale, verticale ma abbastanza lavorato.
Lui è partito un po’ titubante: saliva, ma lento, con qualche imprecazione e lamento. Ho temuto che fosse di nuovo in crisi come il giorno prima di partire. Poi quando mi ha detto “Vieni”, ho capito subito che non era affatto in crisi: dopo il primo diedro-camino c’è un muro di VI+ non facile da proteggere, che lui ha superato direttamente.
Man mano che salivamo si alzava anche il nostro morale: Enrico ormai scatenato da par suo, e io dietro a inseguire la corda che correva veloce… Fino all’ometto di pietre sulla vetta, che abbiamo raggiunto molto più presto del previsto: alle tre del pomeriggio. Un bel lavoro di squadra per una bellissima via nuova: il 14 agosto, come l’anno scorso la via aperta sulla Testa di Tablasses il giorno che crollò il Ponte di Genova… Così abbiamo pensato di chiamare la via proprio “Quattordici agosto”, a ricordo della tragedia del ponte.

Link copiato