Nery (Mont) da Tollegnaz

Nery (Mont) da Tollegnaz
La gita
rfausone
4 23/06/2007

Arrivati alla selletta a 2910 m, è possibile effettuare la salita di tutta la cresta (I e II) a tratti esposta. F+

Le previsioni del tempo danno bello ed io sono in buona forma, perciò decido per questa lunga salita di oltre 2000 metri di dislivello e 20 chilometri di percorrenza. Era da parecchi anni che avevo adocchiato la cima e sabato scorso, essendo in zona, mi è tornata alla mente. Parto prima delle 6 ed intuisco subito che la segnaletica non sarà dalla mia parte. Infatti già ai primi bivi ci sono dei dubbi ed i classici segni gialli sono molto vecchi. Seguo la relazione che mi indica di lasciare la sterrata e mi trovo su di un sentiero abbandonato e ricoperto di erbacce. Fortunatamente, in seguito ritorno sulla sterrata. Quando finisce ed il sentiero s’impenna, trovo 2 vipere morte e dopo il secondo alpeggio, il sentiero è ricoperto di erbacce e difficile da seguire. Dove ci sono gli ometti al posto dei segni gialli non è meglio, anch’essi sono spesso crollati. Insomma molte soste per cercare il giusto percorso e perdita continua del ritmo. Dopo i primi 1000 metri percorsi in meno di un paio d’ore, ecco una crisi che combatto con le barrette energetiche, comunque dopo faticherò di più. Arrivato sui 2600 metri è ormai visibile tutta la parte finale e la cresta molto frastagliata che dovrò percorrere. Arrivato alla sella a 2900 metri inizia l’arrampicata mai difficile (comunque passi di II) ed a tratti esposta. Seguo fedelmente la cresta ed esserci da solo in un ambiente così selvaggio e solitario da una certa emozione. Eccomi al tratto dove si scende all’intaglio poco prima della facile parte finale, insomma dove giunge la cengia che evita tutte le difficoltà alpinistiche. Sento voci dalla cima ed infatti poco dopo incontrerò due che sono saliti da Issime. In un attimo sono su ed impiego un tempo decisamente buono nonostante le soste e l’impossibilità di mantenere un ritmo continuo. Il forte vento gelido che mi ha accompagnato durante l’ultima parte della salita e su tutta la cresta, in vetta non c’è.
Faccio una sosta molto lunga binocolando tutte le cime dei dintorni e non solo. Molte delle quali già salite. Ben visibile il gruppo del Rosa con i Breithorn (ben visibili le cordate che lo salgono) ed i Liskamm. Ecco il Cervino poco più in là, poi il Gran Combin, il Bianco ed alle mie spalle il Gran Paradiso e gli apostoli, sul fianco c’è l’Emilius e pure l’Avic (anche se visibile facilmente solo con il binocolo). L’Avic in particolare è stato una vista spettacolare per quasi tutta la salita, cosi come pure le pareti Nord delle Dame di Challant, che sono a due passi dal percorso. Insomma non riesco proprio a venir giù e continua guardando la pianura ed in fondo anche le Marittime sono ben visibili, cosi come il Monviso. E poi lo Charbonel, la Bessanese e la Ciamarella, con la Piccola e la Chalanson a fianco. L’inconfondibile Albaron di Savoja che quasi certamente sarà uno dei miei prossimi obiettivi solitari in giornata. L’elenco in realtà non finirebbe più!
Dopo circa un’ora inizio la discesa seguendo la cengia, abbastanza esposta, ma logica. Soste continue per guardarmi intorno ed all’alpe Pera Picolla, mangio qualcosa e faccio un’altra sosta. Alle baite di Seuc mi fermo a parlare un po’ con un ragazzo che è lì con le sue mucche ed arriva dalle parti di Ivrea.

Link copiato