Monviso Via Normale da Pian del Re

Monviso Via Normale da Pian del Re
La gita
mario-mont
4 31/07/1993

Per uno che abita in Piemonte ed ama la montagna, salire il Monviso è praticamente un obbligo imprescindibile, non fosse altro che per il fatto che su qualunque cima piemontese si salga lo si vede dominare l’orizzonte e quindi lo si deve conquistare, come disse Mallory, “Perché è là” .
In una brutta giornata, salimmo io e Gino al Quintino Sella, a tempo record.
Al rifugio poca gente e nessuno che intendeva fare il Viso.
Non molto sicuro del percorso, intervistai quindi il gestore chiedendo informazioni su dove passare. Risposta : “Oh, un po’ qua , un po’ là, si va su”. In carattere con il personaggio.
Al mattino, dopo una pessima colazione degna d’altronde del rifugio e del suo pessimo gestore, partimmo con tempo brutto e ventoso. Superato con un po’ di difficoltà il colle delle Sagnette, a quel tempo non ancora attrezzato, proseguimmo, non molto convinti per il tempo, nell’immane pietraia. Al Bivacco Andreotti fummo raggiunti da tre di Busca, saliti dalla Val Varaita, con i quali facemmo tutta la salita. Non c’era nessun altro a scaricare pietre, fortunatamente. Affrontammo il nevaio, con il tempo in miglioramento che ci faceva ben sperare.
Le prime roccette si rivelarono facili, e salimmo abbastanza agevolmente, seguendo le evidenti tracce. Unico punto un po’ difficile, la parte chiamata mi pare “I furnei”.
Sopra questi, Gino, in testa, riuscì a perdere la traccia , impelagandosi in passaggi difficili e scendendo un bel pezzo. Poi l’ultimo tratto, senza storia. Raggiungemmo la vetta molto soddisfatti, dopo una bella salita di roccia. Panorama non eccezionale, per le nuvole ma anche perchè attorno non vi sono riferimenti di altezza sufficiente. Però pensando all’aguzza mole della nostra montagna, la soddisfazione non era poca.
Ritorno abbastanza facile, anche se faticoso.
Lasciammo i tre di Busca e ci inoltrammo nuovamente nelle pietraie, pensando di non venirne più fuori.
Il passo delle Sagnette si rivelò più difficile ancora in discesa, almeno per me, molto stanco.
Poi la lunga discesa verso il rifugio. Qui giunti, visto che eravamo i soli che erano saliti, mi premurai di avvertire il gestore che eravamo tornati sani e salvi. Stava leggendo il giornale ed evidentemente lo disturbai, perché mi rispose con un laconico “Ah, sì….” .
Affrontammo l’ancora più lunga discesa fino al Pian del Re, che sembrava non arrivare mai. Arrivammo giù veramente stremati.
Però il Monviso era stato conquistato.

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