Mitria (la) – Via Momo-Pofi

Mitria (la) – Via Momo-Pofi
La gita
pinin
4 08/07/2017

La Momo Pofi alla Mitria merita le cinque stelle, ma soltanto se si apprezza la gita nella sua interezza, compresa l’escursione che precede l’arrampicata (parlare di semplice avvicinamento è riduttivo), e perchè no, anche per l’estetica della rocca (il nome non è casuale), insomma se si subisce il fascino del luogo; diversamente prevalgono le ragioni dei detrattori (due ore e mezza di marcia per poco più di cento metri di scalata e ravanamenti vari per tornare alla base). Ma non si potrebbe toglierla dalle falesie?…niente di più fuorviante per cogliere lo spirito della gita e del tipo di arrampicata…
Torniamo alla via: divertente, non difficile, comunque lontana dalla banalità del grado indicato, anche se sostanzialmente corretto. Noi non ce la siamo sentita, ma forse converrebbe farla con gli scarponi, i passaggi d’aderenza sono pochi e si eliminerebbero i patemi dei numerosi passaggi erbosi. Assolutamente consigliabile una corda da 60 m doppiata (i tiri sono inferiori a trenta metri ed anche la doppia sulla normale). Soste molto comode, attrezzate con anelli di calata in ottimo stato; sufficienti sette-otto rinvii. Le difficoltà maggiori si incontrano nei primi due tiri, poi si riducono.
1° tiro: fessura verticale sull’avancorpo della rocca, quindi cresta camminabile fra erba ed arbusti: nonostante la verticalità resta nei limiti del quarto grado, ma di quelli d’antan;
2° tiro: il migliore, diedro aperto, un po’ sbilanciante, con traverso di uscita esposto, tecnico anche se non difficile, riconoscerne il quinto grado renderebbe giustizia dell’impegno complessivo;
3° tiro: traverso a destra, ben protetto (anche se non è sempre agevole individuare la direzione degli spit), tre passi su zolle erbose (delicati), quindi placca verticale ben appigliata su roccia ottima ed uscita in traverso a sinistra: nel complesso tiro più facile del precedente (a meno di voler assegnare un grado di difficoltà arrampicatoria all’apprensione da erba olina);
4° tiro: facile e molto bello: placca rugosa ed appigliata, due passi erbosi, risalto verticale manigliato e traverso a sinistra;
5° tiro: placca simile alla precedente, sempre bella e senza difficoltà;
6° tiro: simile ma ancora più abbattuta, erbosa ma non disturba più di tanto;
7° tiro: si cammina fino alla cima, conviene togliere le scarpette per districarsi più agevolmente fra i rododendri.
Dalla vetta scendere a destra di pochi metri e reperire la sosta di calata sulla normale (trenta metri); quindi dieci metri verso est, un cordino d’abbandono (grazie a chi l’ha lasciato) facilita una seconda doppia nel canalone, trenta metri sono sufficienti per agevolare la ripida discesa fra i rododendri.

Con Germana, dopo aver rinunciato due anni fa ha voluto assolutamente tornare ed ha avuto ragione…

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