Miserino (Punta) e Testa dell’Ariettaz traversata ovest-est

Miserino (Punta) e Testa dell’Ariettaz traversata ovest-est
La gita
enzo51
4 21/05/2016

Impegno notevole a tutti i livelli per l’effettuazione di una traversata inedita, e con la montagna ancora in piena veste invernale. Gia’ l’avvicinamento, un qualcosa come 5 ore di preriscaldamento, testimoniano a favore del lungo spostamento con un pianoro tutto da attraversare, da dove si comincia a prendere quota solo una qualvolta giuntone al fondo. La risalita del canale d’accesso ai pendii superiori con il colle distante ancora da raggiungere, ha richiesto l’uso dei ramponi. Neve rigelata al meglio che meglio non si puo’. La cresta percorsa sul filo piu’ ricoperta di neve che di roccia affiorante, e’ stata affrontanta nelle peggiori delle condizioni. Forse ancora un po’ presto per una salita non priva di ostacoli anche quando in condizioni. Alcuni evitabili con aggiramenti o sull’uno o sull’altro versante, altri diversi, (almeno tutti quelli che cammin facendo filando la cresta abbiamo riscontrato non essere evitabili con brevi fughe in parete), superabili sul filo aereo con notevole esposizione (II, III+ max). La parte centrale (meta’ circa della cresta dallo sviluppo di ca 800mt da colle a punta), l’abbiamo evitata con un traverso e leggera perdita di quota lato valdostano, a prendere il canale in un punto gia’ alto fino al colletto, da dove rimaneva solo piu’ da superare la parte finale (un erto pendio di roccette misto neve, piu’ che una cresta in se, con bella goulottina ,10mt a 55°, a un passo soltanto dalla vetta). La parte che segue si presenta un enigma. Un salto lungo il filo di cresta, ci obbliga a scendere un poco invitante scivolo stracarico di neve su un vuoto impressionante, che abbiamo smorzato via via calandoci con molta precauzione, buttandoci tutto a sx dove solo apparentemente l’esposizione pareva cedere. In realta’ guadagnare la base ha richiesto ancora massima concentrazione e mai abbandono della posizione faccia a monte. Girarsi significava creare le condizioni per la formazione di zoccolo sotto i ramponi (neve ormai pantano per le troppo alte temperature, e l’ora gia’ tarda, l’una al momento del passaggio). Il resto, la risalita all’Arietta una stancante camminata. Ancor piu’ avvilente l’attimo dopo, una qualvolta scesi al colle dell’Arietta, e constatato da li’, quanta neve la sotto ci aspettava per metterci alla prova, in una gara di resistenza a non cedere, dall’andare dentro tutta la gamba a ogni passo per ancora qualche migliaio di passi fino alle Gr dell’Arietta. Tornare a Campiglia sara’ ancora lunga, ma incoraggiante l’idea di scendere senza almeno dover piu’ sfondare in un oceano di neve molle, che pareva non finire mai.

Con Tiziana socia di ottima compagnia, e sufficientemente preparata a questo tipo di esperienze particolari.
Impiegate oltre 13 ore per tutto il giro completo. I tempi sono quelli stabiliti in base alle condizioni riscontrate all’atto di compiere la traversata.

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