Militi (Parete dei) – Diedro del Terrore

Militi (Parete dei) – Diedro del Terrore
La gita
mikrojinn
4 02/09/2021

Premetto che probabilmente siamo un po’ imborghesiti dall’estetica del finalese e dalla solidità dell’Orco, ma diciamo che sta volta ci siam proprio sentiti come dei vigili urbani paracadutati in Vietnam.
Era da un paio di anni che rileggevamo le 8 relazioni su Gulliver come mantra di un testo sacro.
Dopo un primo tentativo, andato male avendo attaccato tardissimo (10:30), eccoci qui.
Partiti da Torino come se dovessimo fare cascate di ghiaccio: alle 5:00.
Pronti a tutto, tranne che alla ritirata.
Come non concordare con Trilly : se le Dolomiti son così non ci voglio andare manco io!
Discordiamo invece da Albertber: se anche la via venisse ribattezzata Diedro della Gnagna, dopo i primi 3/4 sfracellati non ci sarebbe più molta coda. 😀 (Scherzo)
Per il resto… una via dove l’adrenalina ha lasciato il posto alla paura nera, ma il gioco è un po’ questo.
Accolti da funeste scariche di sassi matutine, abbiamo attaccato attorno alle 7:00.
I primi 4 tiri fatti velocissimi, proteggendo poco/nulla. Le prime tre soste trovate erano sempre più distanti (a DX) dal vertice del grande canale detritico.
Nel nostro primo tentativo avevamo seguito sempre il centro del canale, senza trovare alcuna sosta e facendo tutto a friends e kevlar.
Ma le relazioni narravano di “soste bomba” quindi sta volta abbiamo cercato le soste altrove, aiutati anche da alcune foto delle precedenti cordate.
Dalla 4° sosta, nella nicchia, inizia di fatto la via, e pure il terrore.
L5 (6A) ci ha fatto capire cosa ci aspettava: i gradi si potrebbero anche non mettere. O dovremmo piuttosto inventarci una nuova scala “cuor di leone”, dove i gradi non sono più dei numeri, ma aggettivi, verbi, frasi,… cristi.
L6 l’abbiamo unito con L7: bellissima la fessura, anche se non ce la siamo goduta a pieno perchè oramai già nel mood “sopravvivenza”.
Da qui in poi si incontrano i famosi idranti di roccia semoventi, e finalmente ci si sente un po’ Andy Kirkpatrick, ma più scarsi.
Non bisogna lamentarsi: più su gli idranti lasceranno il posto ad oggetti più ingombranti.
L8 ci ha azzerato la salivazione: superare i due tetti ha fatto decisamente “sgiaj” come si dice in piemontese.
Chiodi ce n’erano e la placchetta di entrata non era improteggibile, ma il grado “cuore di leone” qua ha subito una netta impennata.
Poi magari è perchè siamo dei babi ed ogni ronchione traballante ci sembrava celare disgrazie e miseria.
In uscita abbiamo sgamato un paio di gargoyles semoventi prima che li tirassimo davvero giù (ora lo leggereste sulla cronaca di ValSusa oggi e non su Gulliver).
Le robe così sanno di avventura solo nei docufilm del Banff. Nella vita reale fanno paura e basta 😀
L9 una crema rispetto ad L8, quasi non ce ne si accorge, non perchè di colpo diventi tutto bello, ma perchè prima è molto più brutto.
L10 finalmente un po’ di roccia stabile : i primi 10 metri sono un bel davanzale che traversa in obliquo verso DX, poi si va in verticale sulle rocce nere seguendo qualche chiodo rincuorante.
L11 pare di essere in vacanza alle Away. La cengetta spiovente di 4°, paurosa da guardare è in realtà molto semplice -persino divertente- e finisce con una sosta a chiodi con un cordino Blu.
L12 è un vero colpo di coda. Abbiamo pensato “Dai che è fatta!” … ed ecco invece la ragliata finale.
Alcuni vecchi chiodi e spit artigianali (due coppie ravvicinate) danno un po’ di sicurezza per un tiro che non é quello che ci si augura per uscire da una via così BANZAI.
Alla fine del tiro la stanchezza ci ha fatto deragliare fuori linea, tra sfasciumi e piante di mirtillo. Quindi niente grande pino su cui far sosta, ma solo un parente bonsai.
Poco importa, la via è fatta!
Salendo un po’ andiamo a recuperare la traccia che ci riporta sull’amato sentierino che ci riporta a valle.
Appena arrivati al Rif Re Magi incontriamo un arzillo vecchietto svizzero che ci fa : “Bravi! Ah , io faccio due volte all’anno la Nord dell’Eiger”.
Pfff: la Nord dell’Eiger ha molte più ripetizioni del Diedro del Terrore 😉

E’ un must della valle, e come detto da altri, a brevi tratti la roccia è meno peggio del previsto e la scalata potenzialmente divertente.
Tanto se uno se l’accolla, sa già che va cercando l’avventura, la storia, la catarsi, o altro, ma comunque non la linea estetica e plaisir.
Noi cercavamo avventura, storia, ruggine, rogne e abbiamo trovato tutto. Pure le soste. Quindi soddisfattissimi.
Salvifico il disegno fatto anni fa e qui postato da ste83. Molto più preciso delle relazioni trovate altrove.
La prima volta, quando avevamo preso sotto gamba gli orari e ci eravamo ritirati, non avendo visto le soste, avevamo traversato sul cengione a DX di S4 (nicchia) e poi avevamo usato le calate di Arancio come il Sole.
Probabilmente, dopo S4 fin tanto che la linea tira dritto potenzialmente ci si può ritirare (quindi fino ad S9), anche se non ci sentiamo di consigliarlo a nessuno: con le corde ci sarebbe il rischio di tirar giù frighi, fornetti, draghi e madonne.
Ultimo appunto: ruvin scrisse che per consolidare la via ci vorrebbe un quintale di sika: non è vero! Abbiamo fatto un conto e ne servirebbero almeno 5 tonnellate.
Buone ripetizioni.

Un grazie a Franco S. che con i suoi consigli ci ha tirato su di morale e a Miriam, perchè senza i suoi panini, birre e tiramisù, non so se saremmo arrivati a casa.

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