Meyna (Sommet de la) Diretta Nord, voie Pierre Lombard

Meyna (Sommet de la) Diretta Nord, voie Pierre Lombard
La gita
sborderzena
27/05/2013

In solitaria.
Dallo Chauvet io e Matteo notiamo il versante nord della Meyna imballato di neve. Al punto che ci domandiamo se non ci stiamo confondendo, ma…no è proprio lei. Non ho il binocolo, però zoommo con macchina fotografica, e poi me la guardo a casa. In alto quasi all’uscita sembra un pò roccioso…boh?! Non resta che andare a vedere…
Parto un pò dopo Saint Ours. In silenzio. L’aria fresca mi imprime un buon ritmo. Ieri 2000m ma non sono stanco. La testa è libera dai pensieri. Ho voglia di neve e cieli azzurri ed entrambi ci sono. Eppoi sono troppo curioso. Mi domando se uscirò in vetta…chissà, ma se non riesco pazienza! Oggi sono contento di essere qui in montagna. Prima parte su sentiero, poi solo ramponi. Neve compatta ideale per camminare. In breve sono al conoide, anch’esso in neve dura, poi…farina, dapprima umida poi densa e asciutta. La parte iniziale al sole è facile da percorrere. Poi devo cercare i passaggi. Questa è la parte più bella, forse, della gita. Entri in una stanza, poi apri un’altra porta e ti trovi in un nuovo ambiente. Passo tra canalini e piccoli pendii. Mi giro e osservo la traccia zigzagare tra le rocce. Ora sono alla base della parte alta…uhm…provo istintivamente a destra e un primo passaggio esposto mi fa raggiungere una breve rampa. Poi si replica, ma stavolta traverso maligno sul vuoto di un canalone della parete NW. Rampa ripida…selletta, esco e scendo un metro e altra rampa. Il pendio è collegato e intravedo la possibilità di uscire. Ora breve traverso su roccette affioranti, dove le mie scarse competenze in arrampicata si mostrano evidenti. Altra rampa in farina densa, ma con pendenza micidiale. Ancora selletta, rampa, traverso e…si si esce! In punta! Non credo ai miei occhi. Non pensavo…
Mi godo il sole. Non c’è vento. Tutto intorno bianco. Candido. Poi arriva il momento di preparami.
Inizio la discesa. Con attenzione effettuo le prime curve. Neve perfetta, ma in qualche punto escono le rocce o piccoli tratti di neve ghiacciata. Ma io non ho fretta.
La parte alta mi impegna fisicamente. Il traverso su roccia lo supero ramponi ai piedi. Troppo rischioso. Se scivolassi finirei nel vuoto. Impiego un cinque lunghissimi munuti per superare tre-quattro metri. Ne esco stanco mentalmente. In punta di piedi e appeso con le dita alle roccette. Non fa per me…finalmente ora sarà tutto sci! Neve giusta per queste pendenze, altrimenti non sarebbe possibile curvare in spazi così ridotti e con il vuoto a pochi metri. Arrivo alla parte larga e ora mi posso concedere qualche minuto di riposo. Poi sciata relax sino al conoide e poi curve tirate su neve appena rinvenuta.
Scendo il sentiero. Osservo le curve in alto con il binocolo. Sorrido. Poi un gipeto si mette a ruotare intorno alla cima. Sfrutta le correnti ascensionali. Infatti ora l’aria da vallone risale verso l’alto e mi arriva sul viso. Penso a quell’uccello capace di stare in alto. Di volare. Immagino sia Pierre che guardi, soddisfatto, le mie tracce.
Arrivato alla macchina decido di andare dalla moglie di Pierre. Vorrei dare il nome alla via con quello di suo marito. Mi accoglie. Sta risistemando le pareti, imbiancandole. Intorno tutte le foto di suo marito. Nei luoghi più strani della terra. Mongolia, Marocco, India e altri posti esotici.
Grazie Pierre per la Sud. Grazie per averci afto scoprire questa splendida montagna…
du bon ski…

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