Meja (Rocca la) Canale N/NO

Meja (Rocca la) Canale N/NO
La gita
mattep
4 02/06/2018
Accesso stradale
Libero sino all'ultimo tornante sotto il canale del Cassorso

Gita non difficile, ma non banale. Sicuramente molto appagante.
Seguendo l’idea di alcuni che mi hanno preceduto nelle relazioni, scegliamo di passare dal Colle del Preit. Occorre considerare che, se si opta per questa variante, si deve perdere un pochino quota dopo le Grange Ciampasso per ridiscendere al torrente, ma credo che il dislivello sia comunque inferiore rispetto a quello che si guadagna rispetto alla partenza da Grange Selvest.
Appena partiti (ore 5) è già l’ora, com’è nel nostro stile, di un po’ di serio ravanage: sbagliamo a imbroccare il Passaggio del Preit (che, una volta passato il torrente, è un comodo valico al di sopra di dolci pendii erbosi, oltre un gias diroccato). A noi invece pare di intravedere un sentiero subito al sopra del grazioso laghetto artificiale: il risultato è da dimenticare. Raggiungiamo comunque l’altro versante, ma attraverso passaggi impervi a strapiombo sul precipizio.
Dopo questa esperienza, all’incirca all’altezza del vero Passaggio del Preit inizia la neve, infiliamo i ramponi e ci leghiamo, costeggiando il fianco della montagna e guadagnando via via quota.
Evitiamo di addentrarci nel primo illusorio canale e raggiungiamo la conca superiore da cui si vede per la prima volta la parete nord della nostra montagna.
In breve tempo entriamo nel conoide che ci porta all’attacco del canale (ore 7). Il primo tratto è breve e, terminato questo, con le giuste istruzioni è quasi impossibile sbagliare: occorre non proseguire diritti bensì voltare a sinistra nel secondo caratteristico tratto, più stretto, costeggiato su entrambi i lati da basse pareti di roccia (la neve copriva le rocce che spuntano nel mezzo). Dopo di che, nell’ultima parte la parete si apre (e raggiunge anche le maggiori pendenze).
Raggiunta la forcella terminale (dove ci dà il suo saluto il sole), finisce la neve e inizia il tratto di roccia: a nostro avviso il più difficile della gita e che le dà il grado (sino a quel momento, infatti, le difficoltà su neve potevamo classificarsi anche solo PD, come su alcune relazioni si trova).
Le difficoltà di roccia sulla cresta che porta alla sommità non sono affatto elevate, ma, tra l’esposizione e il fatto di dover affrontare il tratto con i ramponi, la prudenza ci consiglia di effettuare due brevi tiri, proteggendo con friends e cordini laddove possibile (altro che roccette!).
I graffi delle punte dei ramponi sulla roccia da parte degli alpinisti che ci hanno preceduto ci guidano lungo il percorso e fugano i dubbi se quella sia davvero la via giusta.
Dopo di ciò, ritornano alcune brevi macchie di neve e noi riprendiamo così la progressione in conserva, sino alla facile e piatta cresta finale che in poco tempo conduce alla croce di vetta (ore 10.30).
Nel corso della salita si è alternata neve ben trasformata (in rari punti anche ghiacciata) ad altra faticosamente sfondosa. Tracce di risalita non troppo recenti.
Tempo per foto di rito e firme sul libro di vetta ed è la volta di intraprendere la discesa attraverso la via normale, anche in considerazione dei nuvoloni neri che stanno sopraggiungendo (come da corretta previsione meteorologica).
Il sentiero della normale è ben marcato e laddove sono coperti dalla neve i bolli gialli e il sentiero stesso ci agevolano a trovare la rotta le evidenti impronte di alcuni giunti quassù pochi giorni fa.
Il secondo canalino di discesa (quello più ripido, posto in linea con il primo) come ci aspettavamo è occupato dalla neve (invisibili le catene e gli spit che dovrebbero essere presenti). La ripidezza ci consiglia di affrontarlo schiena a valle.
Terminato questo, ci leviamo finalmente i ramponi, ci sciogliamo dalla conserva e proseguiamo liberamente, anche se troveremo neve per gran parte del cengione che taglia la parete sud e fin sotto nel pianoro. Di lì risaliamo al Colle del Preit e quindi ridiscendiamo alla macchina (ore 13.30).

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