- Accesso stradale
Fino al Solarium l’esposizione è Est, a inizio settembre prende sole fino le 13 circa poi la via cambia esposizione volgendo a Nord-Est.
Per avere addosso meno ingombro possibile abbiamo lasciato le scarpe all’attacco, che abbiamo poi recuperato agevolmente calandoci prima da “New Age” e poi un’ultima calata verso destra sulla cengia alberata dove attacca “20 anni di sfiga”. Da qui un vecchio ma affidabile chiodo con anellone consente di scendere su prato ancora in obliquo fino alla base delle placche e recuperare le scarpe 20 m più sopra.
Scelta di fine estate discutibile per il mio stato di forma a dir poco indecoroso; la riserva d’acqua di 1 L a testa sarebbe forse stata da preferire alla leggerezza, malgrado (o a motivo) di ciò la madonnina alla fine l’ho vista veramente.
L2 è il tiro dove ho trovato l’ingaggio maggiore (leggi “stress”) perché il cervello non è ancora sintonizzato, perché il tiro è davvero lungo e le protezioni vanno centellinate, perché c’è un dannato blocco mobile nella sezione dura che forse rotola verso l’esterno addosso a chi arrampica, e perché per soprammercato c’è da metter su un bel pelo morbido sul finale in placca (seppur facile) che congela le ultime gocce di sudore sotto il casco.
Insomma … divagare con la testa sui servizi offerti dalla Taffo mentre scalavo non è stato buon viatico.
L’ultima fessura di L7 è bene affrontarla facendo sosta alla sua base: è dura nonostante l’apparenza, e il primo che sale è ben controllato dell’assicuratore. Sconsigliabile invece aggirare sulla destra la fessura: ci sono molti blocchi mobili e far saltare le corde attorno questo zoccolo per rimetterle sulla verticale della sosta potrebbe smuoverli pericolosamente. Piuttosto, in caso di presagi di sventura è meglio evitare quest’ultimo tiro passando dalla porta dei conigli più destra (camino obliquo urfido ma più semplice) e al suo termine ancora poche decine di metri sulle canoniche facili roccette che, come insegnano, fanno sempre guadagnare la cima.