Maderhorn e Wasmerlicke per il versante Nord

Maderhorn e Wasmerlicke per il versante Nord
La gita
flavius
4 30/12/2015
Accesso stradale
Nessun problema fino al parcheggio di Rothwald a lato della strada del Sempione.
Osservazioni
Nessuno
Neve (parte superiore gita)
Crosta da rigelo portante
Neve (parte inferiore gita)
Farinosa ventata
Quota neve m
1700

Eroica resistenza dello strato nevoso sullo stradello iniziale. Ormai saranno millimetri, ma reggono. Pendii ancora in gran parte innevati già dalle prime baite (si può tagliare qualche tornante). Giunti al bivio di Jocht Wald (quota 1960m circa, mezz’oretta dal parcheggio), anzichè seguire a destra le indicazioni per la Maderlucke che farebbero percorrere lo stradello fino alla stazione a monte dello skilift, è conveniente, nelle attuali condizioni di neve, proseguire per un breve tratto diritto verso Wase fino all’altezza del ponticello sul torrente Durstbach (innevato). Qui, difatti, in corrispondenza di un’ampia curva a sinistra, si staccano evidenti tracce di sci/ciaspole sulla destra in direzione parallela al corso del torrente (su ambo i lati) che permettono la risalita dello stesso. Quando il corso del torrente si fa troppo ripido tali tracce piegano a destra, nel cuore del bosco, da cui escono in corrispondenza dei cavi telefonici poco sotto la stazione a monte dello skilift. Non so se questo percorso sia il più breve, ma sicuramente, in questo inverso povero di neve, è il più divertente (anche se c’è da fare i conti con qualche arbusto/masso). Dal pianoro successivo, ho seguito la traccia di destra (quella descritta qui su gulliver nell’itinerario per la MaderHutte) la quale permette di raggiungere il rifugio dopo aver raggiunto una spalla (vista panoramica sul Sempione!) ad ovest rispetto ad esso. Dalla Maderhutte, con un leggero traverso ben tracciato, mi sono ricongiunto con l’itinerario qui descritto per il Maderhorn. Pendio sotto la Maderlucke era di neve morbida comodamente percorribile con le ciaspole fino a circa 3/4 dove, proprio in corrispondenza di un evidente mucchietto di massi scoperti, presentava una dura crosta ventata. Usando i massi come sgabello, ho tolto le ciaspole e montato i ramponi. Seguendo una traccia già battuta dagli scialpinisti privi di coltelli saliti anch’essi a piedi, ed usando la picozza come ulteriore sicurezza, sono da lì salito in linea retta (pendenza 40° circa) al punto della cresta da cui iniziano le “corde” di (pseudo)assicurazione. Ho così evitato in salita di percorrere il traverso che obliquando a destra porterebbe a prendere la crestina nevosa (lo hanno fatto solo quegli scialpinisti che avevano i coltelli). Da lì, per sentiero elementare pulito dalla neve, sono salito senza problemi alla calotta nevosa della cima, dove ho piantato la picozza in stile reality-monte bianco. Giornata splendida (probabilmente l’ultima di un lungo periodo), non troppo fredda (eccetto per qualche folata di vento gelido) e panorama spaziale. Incredibile il contrasto fra il versante di salita e quello opposto, in condizioni praticamente estive. Per fortuna c’erano i ghiacci della Nord del Leone.
Al ritorno ho seguito i percorsi evitati all’andata: breve discesa per la crestina nevosa fino al traverso “scialpinistico” (la neve dura permetteva di non rovinare la traccia nonostante i ramponi) e ritorno ai massi dove avevo parcheggiato le ciaspole. Da lì bellissima discesa su neve polverosa per tutto il vallone fino al pianoro dello skilift (non sono più passato per il rifugio, ma ho seguito il percorso classico). Avendo le ciaspole vecchie, nel bosco mi sono divertito senza riguardi, come non mi accadeva dall’inverno di due anni fa. Magica Rothwald!

Mettere le ciaspole dalla macchina in questo inverno è già un successo. La bellezza del panorama sulla nord del Leone e sull’Oberland renderebbe questa gita meritevole in ogni condizione. Se poi si aggiunge la contentezza di aver potuto godere di un bosco ben innevato come negli inverni veri, le quattro stelle sono pienamente meritate.
Partito prima dell’alba, mi sono ricongiunto con il tracciato della descrizione proprio in corrispondenza dell’arrivo dei primi scialpinisti (in quanto lento ciaspolatore devo sempre partire prima).
Solo non comprendo il consiglio di percorrere ulteriormente la cresta rocciosa fino ad una presunta vetta non segnata neppure sulla carta scialpinistica svizzera. Mi sono fermato al Maderhorn, come tutti gli scialpinisti e come nello spirito delle uscite “invernali” (nelle quali eventuali tratti “estivi” vanno percorsi solo se necessari per il raggiungimento della vetta principale). Ci sono già tante gite in questo inverno in cui, abbigliati e calzati all’invernale, bisogna affrontare tratti estivi, che mi pareva un delitto fare una cosa del genere anche in questa “perla del Sempione”.
P.S. Quando le condizioni di neve nel pendio superiore richiedono di togliere le ciaspole e mettere i ramponi, io aggiungerei una A alla difficoltà BR!

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