Partenza alle 7 da Les Rus, salita veloce dalla schiena d’asino che porta diretta al rifugio. Avvicinamento alla parete altrettanto diretto e veloce, con una sola misera macchia di neve di una decina di metri alla base. Attaccato alle 9 e saliti in scarpe da approach fino a L6, (che in realtà presenta già qualche passo incarognito). Con corda da 60m conviene unire L3+L4, allungando bene le protezioni c’è un po’ di tiraggio solo alla fine (ma si è sul facile). Da L7 la musica cambia e i tiri si fanno un po’ più “cattivi” (quindi abbiamo indossato le scarpette), pur rimanendo sempre molto belli e scalabili senza difficoltà eccessive. Molto bella la fessura di L8 e lo strapiombino di L9. L10 nonostante i chiodi, come già detto, presenta un’uscita atletica e da scalare (utile un #2BD per proteggere l’uscita). Molto bella anche la fessura di L12 da proteggere. In cima poco prima delle 13, a goderci un panorama sempre molto vasto.
Attrezzatura in loco: ho ribattuto (quasi) tutti i chiodi trovati, nella parte alta sono tutti da buoni a ottimi (quelli dell’artificiale di L10 li ho testati a dovere), mentre nella parte bassa è meglio non caderci sopra (soprattutto su L7, i primi flettono e ruotano). Materiale usato: singola da 60m, friend #0.3-2 BD, 8 rinvii (di cui 2 allunghini), martello utile. Avevamo dietro i nut ma non li abbiamo mai usati. Cordoni per le soste utili solo per S11, le altre sono già collegate. Roccia (lo splendido gneiss della serie di Arolla) generalmente ottima, un po’ più dubbia solo su L9 e L12 (più qualcosina nella parte bassa), ma avercene di roccia così…
Scesi con le doppie di Bronotolo B., comode e veloci (calcolare un’oretta e mezza dalla cima all’attacco). Occorre rimanere sempre sul filo, soprattutto sulla 5° doppia dal gendarme non farsi tentare dalle placche biancastre a sud ma seguire i fix. Cordoni in molti casi logori, andrebbero sostituiti.
A tiri alterni con Pietro fino a L6, che poi mi ha lasciato l’onore e onere di tirare tutti i bellissimi tiri della parte alta.