Island Peak (Imja Tse)

Island Peak (Imja Tse)
La gita
b-bepun
5 30/10/2011

Ecco alcune delle centinaia di foto scattate in quei luoghi irreali durante la ns avventura in quell’incredibile paese, il NEPAL, da Katmandu a quella parte di catena Himalayana da noi attraversata, nella interminabile valle del Kumbu.
Qui abbiamo pestato km di sentieri e saliti e scesi per centinaia di metri di dislivello, i ns occhi hanno potuto ammirare commossi cime come l’EVEREST o SAGARMATHA, il “tetto del mondo” che con i suoi 8.848m. domina le altre cime di 8.000m., il CHO OYU, il PUMORI, il LHOTSE, il MAKALU, e altre di poco inferiori, come il NUPSE, il TAMSERKU e tante altre,fra cui la perla dell’Himalaia, l’AMA DABLAM, elegante cima che il ns itinerario ci ha permesso di ammirare da tutti i versanti, compreso il campo base a 4.700m.
Abbiamo attraversato decine di villaggi, dai 2.600m. di PAKDING ai 4.950 di LOBUCHE, passando per NAMCHE BAZAR 3440m.,TYANGBOCHE 3867m. dove sorge il bel Monastero Buddista, DEMBOCHE, PERICHE 4234m., DINGBOCHE 4230m., CHUKUNG 4730m.,luoghi dove abbiamo incontrato le popolazioni locali, sempre gentili e disponibili, che con poche rupie ci permettevano di rifocillarci e poter godere di piccoli grandi privilegi per quelle quote…, inoltre gli incredibili portatori SCHERPA, dell’omonima popolazione, che percorrono km su questi sentieri portando sulle spalle sino a 50 kg di materiale, dalle sacche dei turisti, alle bombole di gas, a fustini di gasolio, scatoloni di viveri, materiale edile, ecc…, che con un mesto ma dignitoso sorriso ti accennano un NAMASTE’ (loro saluto che vuol dire tutto…), quando ti sposti per cedere loro il passo.
Abbiamo osservato il profondo malinconico sguardo dei bellissimi bambini che, inconsci del loro probabile segnato futuro di poverta’, ti sorridono con discrezione e gioia quando offri loro, senza che te la chiedano, una caramella o una barretta di cioccolato, abbiamo inoltre incontrato centinaia di altri trekker e alpinisti provenienti da ogni parte del mondo, America, Giappone, Europa,Russia, India e tanti altri paesi, con i quali abbiamo condiviso questi luoghi e pur con linguaggi diversi ci si comprendeva con una sorta di linguaggio universale fatto di gesti e di espressioni.
E’ stata una avventura che per me non e’ andata proprio come avevo programmato e desiderato, ho iniziato a non star bene dopo 4/5 giorni, un malessere che culminava con una bronchitaccia e mal di montagna a Lobuce, intorno ai 5.000m., dove dopo una notte terribile passata al freddo, seduto sul lettino e chiuso nel sacco a pelo nella stanzetta del lodge, respirando a fatica e con la testa che scoppiava, decidevo all’alba, anche su consiglio della guida Nepalese, di scendere piu’ in basso, a PANGBOCE per cercare di recuperare.
Questo ha fatto si che nei due giorni successivi non abbia potuto continuare la salita al campo base dell’ISLAND PEAK a 5.080m.e successivamente effettuarne la salita in vetta a 6.189m., cosa che hanno fatto quattro di noi su sette del gruppo, fra cui Cri, bravissima! Il crollo fisico e soprattutto psicologico in quei due giorni e’ stato notevole, per uno scherzo del destino non mi era stato concesso di mettere i piedi in punta alla cima che piu’ desideravo affrontare, da mesi sognavo questa montagna, studiandone le caratteristiche, l’itinerario migliore,percorrendola sulla carta centinaia di volte, mentre nella realta’ non ho avuto questa gioia….., in questa spedizione piu’ o meno sono stati male tutti, come anche i membri di altri gruppi, ma per molti di loro questo e’ successo dopo aver salito la cima, per me no, per me prima…..!!!
Comunque a conti fatti, il vuoto che mi aveva lasciato questo fallimento e’ stato parzialmente colmato da tanti altri fattori positivi, fra cui il successo di Cri, che con grinta, sopportazione e forza di volonta’, oltre al fisico che non l’ha tradita, e’ riuscita a coronare questo sogno anche per me, oltre a questo, ripeto, la gente,i luoghi irreali, le alte cime spazzate dai venti, il cielo blu e il rosso dei tramonti,le aquile, i mansueti Yak, gli Scherpa, il dolce sguardo di Lapka Chili forte guida, l’umilta’ e disponibilita’ di Babu, la gentilezza di Panza, la simpatia e ingenuita’ di Donge, i mistici Monasteri, i ponti Tibetani a strapiombo sui tortuosi torrenti, il fresco delle alte cascate, la miseria, gli odori e profumi, la dignita’, la merda di Yak, cosi’ amica quando ci scaldava nelle stufe, il riso, il chiken, il chapati, la nebbia, la pioggia interminabile di Lukla che non ci permetteva di partire per il ritorno, il freddo, l’angoscia di una notte dove pensi di non farcela, Katmandu citta’ al di fuori di ogni logica ed infine lo sguardo di quel bimbo, indifeso ma sicuramente forte, che rivolto verso l’Everest rispecchia tutte le sensazioni che ho provato e portero’ per sempre nel mio cuore, quel bimbo che per sempre chiamero’ NEPAL, piccolo grande amico mio.

Beppe,
HIMALAYA – NEPAL 19/10/2011 09/11/2011

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