Island Peak (Imja Tse)

Island Peak (Imja Tse)
La gita
bagee
5 23/10/1995

Degna conclusione di un lungo e magnifico trek nel Kumbu, iniziato dal lontano paese di Jiri e vissuto tutto in tenda.
Lasciamo Chhukhung in una splendida e fresca mattinata e saliamo lesti al Pareshaya Gyab, luogo solito come B.C. dell’ Island Peak, ove troviamo tende, yak, un gruppo di americani con guide, ma non vi è acqua; decidiamo di continuare a salire ed arrivati a circa 5400 m., trovate alcune piazzole ci fermiamo.
I due porter che sono con noi, armati di pentole e picozze, salgono verso il ghiacciaio e dopo un’ ora e mezza sono di ritorno con la riserva solida di H2O.
Ci intaniamo in tenda alle 19,30, con temperatura di -8° sotto una notte fittamente stellata.
Alle 2,30 suona la sveglia ed alle 3,15 siamo in marcia.
In breve siamo al gruppo di tende degli americani che ieri, saliti dietro di noi, hanno piazzato 200 m. sopra; e qui succede il fattaccio!!!; nella notte nerissima, cercando la strada alla luce delle frontali, scoviamo una traccia che porta a sin della conca, e la seguiamo, confortati da una lunga sequenza di ometti.
Verso le 4,30 sbuchiamo su una cresta ove il sentiero termina ad un grosso chorten coperto di lung-ta.
Iniziamo a salire la cresta e dopo poco, con ns. grande disappunto, vediamo le frontali degli americani dirigersi sul lato opposto della conca, sulla cresta di dx!
Siamo ormai avanti, decidiamo di continuare e ci leghiamo perchè le difficoltà aumentano, siamo sul 3° con qualche passo più impegnativo; a corollario di tutto e tanto per contribuire, la mia frontale è morta e mi costringe a salire a tentoni!!!
Quando alle 5,30 comincia a schiarire siamo alti e scorgiamo sopra di noi, haimè, un’ alta e larga seraccata che ci sbarra la via ….
Continuiamo a salire molto preoccupati in quanto non siamo attrezzati per un percorso del genere sino a che, giunti al termine delle roccie, proprio al piede della seraccata, la buona sorte ci mette sul piatto una comoda cengia che corre pianeggiante tutto attorno alla conca sin sotto alla cresta sulla quale stanno ancora salendo gli americani che ci guardano sorpresi e perplessi.
La percorriamo di corsa, anche a schivare eventuali crolli, ed al termine di essa siamo 40 m. sotto il sentiero; con circospezione saliamo questo ripido ammasso di blocchi instabili e finalmente siamo sulla via giusta ed in breve al bordo del ghiacciaio.
Calziamo i ramponi ed iniziamo la marcia in mezzo a grossi crepi e seracchi, poi una zona molto più dolce e tranquilla ci porta ai piedi del pendio/canale finale; sono circa 120 m. di neve/ghiaccio con pendenza sui 50-55°; è tesa una corda fissa e su di essa alcuni americani stanno già scendendo; noi saliamo a fianco con i ns. mezzi e non è proprio facilissimo.
Ansimando non poco siamo in cresta, ove incontriamo una guida nepalese che sta aiutando gli ultimi americani a scendere.
Quattro battute e, saputo che siamo italiani, ci parla subito di donne romane e fiorentine!!!. La cosa al momento proprio non ci interessa.
Facciamo la breve crestina nevosa e siamo in cima! Sono le 9; la giornata è spettacolare; la sud del Lhotse, che dista oltre quattro Km. sembra li a portata di mano ma è immensa e ci svrasta di oltre 2300 m.; il mio pensiero va al grande Kukuzka che ebbe il coraggio di affrontarla e salirla quasi sino in cima, prima di cadere accidentalmente; tutto attorno altissime cime dai pendii vertiginosi, ad est dietro una quinta spunta il Makalu, con il suo affilato spigolo sud, ”dritto come una I”, e poi Baruntse, Cho Polu, e l’ Ama Dablan in una prospettiva diversa dal solito.
Rimaniamo in vetta una mezz’ora poi, sfruttando la fissa ormai libera rapidamente siamo sul ghiacciaio e poi sul sentiero.
Il luogo del bivacco è libero dalle tende e scendiamo veloci al B.C. ove i ns. scherpa ci attendono felici per la ns. riuscita, porgendoci una gradita tazza di the caldo ed una sostanziosa minestra.
In uno splendido pomeriggio riattraversiamo quell’ ambiente desertico e surreale che è oltre Chhukung, e con cuore calmo e membra stanche verso il tramonto siamo di ritorno a Dingbochè accolti dalle feste dei compagni.

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