Grigna Meridionale o Grignetta da Piani Resinelli, sentieri Direttissima e Cecilia

Grigna Meridionale o Grignetta da Piani Resinelli, sentieri Direttissima e Cecilia
La gita
daniered
4 28/05/2016
Accesso stradale
via Locatelli, Piani Resinelli, Abbadia Lariana (LC) (45.910629, 9.391959)

Rispetto alle altre descrizioni, ho percorso la Direttissima (in realtà un concatenamento della prima parte del sentiero Cecilia, del canale dell’Angelina e infine della Direttissima) in discesa, dopo avere raggiunto il rifugio Rosalba da Mandello, per il poco battuto sentiero della cresta del Pertusio.

(Vd. anche il video allegato)

Dal rifugio Rosalba, si risale l’evidente costone che costituisce il naturale prosieguo della cresta del Pertusio. Senza particolari difficoltà e tenendosi sempre sul lato che dà verso oriente, si giunge a una prima selletta che, secondo le cartine, potrebbe chiamarsi colle Rosalba. Lì si passa brevemente sul versante rivolto verso i Resinelli e, attraversando in orizzontale un pendio molto ripido, si passa per la palina segnata come colle Garibaldi (dove dovrebbe iniziare la discesa integrale della Direttissima) e si raggiunge un altro colletto, che riporta sul versante della val Scarettone.

Per un discreto tratto, la traccia corre sotto una parete rocciosa molto frastagliata, per cui è un continuo addentrarsi in anfratti bui e aggirare protuberanze di roccia, aiutati da vari tratti di fune. Le difficoltà non sono esagerate e dopo un po’ si torna su un pendio detritico più appoggiato, che si risale obliquando, sino al colle Valsecchi. Da qui si può andare un po’ in tutte le direzioni: verso destra si può scendere per un’altra variante della Direttissima, verso sinistra si può imboccare il sentiero della val Scarettone (che conduce alla bocchetta del Giardino e dunque alla traversata alta), mentre io ho deciso di continuare lungo il sentiero Cecilia, perché mi piaceva l’idea di scendere per il canale dell’Angelina.

Aiutati da un paio di brevi catene, si scavalca quella che dovrebbe essere una propaggine della cresta Segantini e si atterra su un’altra selletta, ora di nuovo sul versante dei Resinelli. Sempre aiutati da una sequenza di catene, si attraversa la testata di un canalone, si scavalca un’altra dorsale, si contorna l’ennesimo canalone e si raggiunge quello che dovrebbe essere il colletto Valsecchi, riconoscibile per la presenza di due guglie a menhir sulla destra.

Si scende per un camino molto appoggiato e in breve si è nel catino che chiude il canale dell’Angelina. Il sentiero Cecilia proseguirebbe risalendo pian piano sino al prossimo colle (per concludersi con un’ultima faticosa rampa sulla cresta Cermenati, la via normale), mentre io inizio a scendere il canale dell’Angelina, seguendo la direzione indicata dai cartelli montati sulla palina e poi l’evidente traccia di sentiero.

All’inizio la discesa è solo un po’ scomoda, dato il fondo pietroso e un po’ friabile, ma non presenta particolari difficoltà. Dopo un po’ , si comincia a discendere un costone altrettanto friabile, che punta diretto verso il basso e che, da un certo punto in avanti, è attrezzato con una lunga successione di catene. Le ultime 2-3 lunghezze attrezzate sono quelle più ripide e consentono di atterrare proprio sul fondo del canalone, discendendo una paretina alta una decina di metri. Nonostante le mie modeste capacità arrampicatorie, in salita non ho mai avuto grosse difficoltà a scalarle “a mano libera”, ma in discesa non mi pongo problemi a calarmi a forza di braccia e coi piedi in aderenza.

Dopo un altro tratto tranquillo, c’è da discendere un masso che sbarra la strada, aiutandosi di nuovo con una catena e con qualche piolo. Questa è l’ultima difficoltà tecnica del canale dell’Angelina e in un baleno si confluisce sulla traccia della Direttissima (rivolti a valle, da destra si arriverebbe dal rifugio Rosalba e a sinistra si prosegue verso i Resinelli).

Segue un lungo e scenografico tratto in saliscendi, in cui devono essere scavalcate tre sellette e in cui si deve divallare sino al fondo dei canali che le separano. L’ambiente è già più verdeggiante, con numerose guglie di roccia che si stagliano in mezzo a pendii erbosi. Non ci sono difficoltà insormontabili, ma qualche traverso e qualche rimontata è aiutata da funi plastificate o catene.

L’ultima risalita è quella più faticosa e porta alla stretta e viscida fessura che, sull’altro versante della dorsale, precipita nel caminetto Pagani. La prima scala è abbastanza breve e appoggiata; la seconda è decisamente più lunga, parte appoggiata e pian piano diventa verticale, se non addirittura strapiombante, nell’ultimo paio di metri. Chi si sentisse meno sicuro può usare un kit da ferrata, per assicurarsi alla catena. I brividi non sono però finiti: dopo avere attraversato il letto rinsecchito del torrente, c’è da attraversare in orizzontale una paretina quasi verticale , che man mano si fa sempre più lontana dal fondo del canalone. Non si tratta però di vera arrampicata, ma solo di appoggiare i piedi alle staffe e ai pioli (abbastanza distanziati) che sono stati conficcati nella roccia, tenendosi alla fune continua.

Sempre aiutati da catene, segue un breve traverso sul fianco del canalone e infine la discesa di un paio di balze (non particolarmente difficile). Passato questo tratto, si atterra sui prati che decliviano verso i Resinelli e il sentiero diventa escursionistico e del tutto privo di difficoltà. E’ comunque molto panoramico, perché scende obliquo (con qualche rado tornante) verso il rifugio Porta e dunque il panorama sui Resinelli, sul ramo di Lecco, sulla pianura lombarda (col tracciato dell’Adda ben visibile) e – se si è fortunati – sugli Appennini è fenomenale.

Dopo un po’ di scarpinare e quando manca davvero poco alla confluenza sul sentiero normale che scende (o sale, a seconda dei punti di vista) dalla cresta Cermenati, lo abbandono e prendo verso destra, perché non devo scendere al parcheggione sotto il panificio ma mi aspetta ancora un lungo rientro sino a Mandello. Si cammina in un bosco rado, si attraversano le reti para-valanghe e si arriva infine a calcare l’asfalto, in un piccolo parcheggino che sta alla fine di via Locatelli (probabilmente il punto più alto da cui si può “attaccare” la Grignetta, se si è allergici ai dislivelli).

Segue una discesa abbastanza tediosa, che termina all’incrocio dove c’è il bar 2184 e da dove è possibile raggiungere qualsiasi punto dei Resinelli. Io seguirò la strada di destra, giù sino al rifugio Alippi (che sembra francamente diroccato), poi la cementata quasi interminabile, che punta dapprima ai Frassini o poi ai Colonghei. Da lì, quantomeno, si torna a calcare lo sterrato, su un sentiero altrettanto interminabile, che si conclude (nell’oscurità del crepuscolo) a Rongio sopra Mandello.

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