- Accesso stradale
- Non fermarsi al primo parcheggio ma arrivare al fondo della sterrata, ampio parcheggio.
La salita al rifugio Planchard è molto lunga e faticosa (4,5 – 5 ore), oltre 13 km, c’è un lungo tratto pianeggiante, il sentiero è evidente e ben segnalato, lasciato il vallone c’è un tratto attrezzato, seguito da una pietraia.
Il rifugio è piccolo, e in settimana poco frequentato, i gestori sono bravi e simpatici, la cena abbondante, la colazione così così. Colazione alle 4 a causa rialzo termico.
Il tratto per raggiungere i nevai è in condizioni pessime, ci sono degli ometti, ma il fondo è molto scivoloso. Buon rigelo notturno, e traccia evidente sul ghiacciaio, alcune tratti in ghiaccio, ma ancora fattibile.
Ci sono diverse vie per salire alla cina alcune non proprio alla portata di tutti, in rifugio c’è una foto con i vari percorsi colorati.
Noi abbiamo optato per la normale (percorso rosso), arrivati al colletto tutto a sinistra si tolgono i ramponi, si sale a destra, dopo pochi metri quando si apre non proseguire diritto, è il percorso giallo con un passo di IV, ma voltare a sinistra e “girare l’angolo” ci troveremo di fronte il famoso couloir, non visibile prima; è un canalino di 30-40 metri, all’inizio più ripido poi meno, attenzione perchè ci potrebbe essere neve ghiacciata sulla parte destra, ci sono tre cordoni con maillot per proteggere la progressione, massimo II, superato il canalino si prosegue verso la cima su facile pietraia.
Per la discesa dal couloir si possono fare due doppie da 15 metri giuste giuste, la prima evitabile disarrampicando, la seconda invece meglio farla, attenzione se avete qualcuno sotto, perché si muove di tutto e rischiare di scaricare pietre sui malcapitati sotto di voi.
Dalla cima splendido panorama a 360 gradi su Ecrins, Meje, etc.
Splendida gita in ambiente selvaggio, poco frequentato con il sempre ottimo socio Renato.