Visibilità mediocre durante la salita, ma ottimi e suggestivi scorci giunto sopra le nuvole. Non è la salita da fare con scarsa visibilità se non dotati di gps con traccia (Grazie al gulliveriano Climbandtrek per l’ottimo rilievo!), altrimenti ci si perde, o si perde molto tempo, perchè l’itinerario corretto non è intuitivo. Seguendo pari-pari la traccia sul gps ho accelerato parecchio una salita che altrimenti è di pura ricerca. La traccia fatta da bestie esiste nella prateria pianeggiante con dossi tra l’alpeggio e l’inizio pendio ed è però meglio restare a valle del pianoro (Vedere la mia traccia gps) per evitare di infossarsi in zone fangose. In seguito bisogna trovare un masso con bollo giallo inizio di una vecchia traccia e seguirla… dopo poco la traccia si perde nell’erba e bisogna seguire qualche raro ometto (Con le nuvole non si vedono) e bisogna tener conto dei rari bolli gialli come conferma. Man mano che ci si alza la vegetazione fa spazio al pietrisco fine ed allora la traccia è molto più facile da seguire, anche se diventa più faticosa, specialmente dal colletto alla cima. La parte alta del percorso, dal così detto “passaggio chiave” (Cambio versante e canalone di salita) è segnalata con frecce e bolli bianchi probabilmente più recenti dei bolli gialli iniziali. Un pò di attenzione dal colletto alla cima per via del terreno scivoloso: molto pietrisco instabile su placche rocciose appoggiate. In questa zona è consigliabile salire sul “roccioso” e scendere sugli sfaciumi. Il panorama dalla cima, eccellente, al pari delle rinomate vette panoramiche “classiche” dell’escursionismo valdostano (Emilus & C.) vale da solo l’intera gita. La salita lungo la strada è più lunga in termini di tempo (20-30min) e costringe a 50mt di dislivello aggiuntivi sia in salita, sia in discesa.
Da solo, incontrati soltanto degli stambecchi incuriositi (Frequentazione della cima molto scarsa…) ed i gentili pastori a valle.