Grande Ala (Parete della) – Sole d’Autunno

Grande Ala (Parete della) – Sole d’Autunno
La gita

Premessa
ai prossimi ripetitori consiglio di portarsi con sé 3 maillon da 10/12mm da lasciare in alcune soste (vedi relazione al termine..) + piastrina spit da 10mm corredata di dado e rondella.. (+ eventuale piastrina spit da 8mm corredata di dado e rondella.. ) per rimediare ad un scempio perpetrato sul 3° tiro (vedi relazione).
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Descrizione
Meteo spaziale (anche se non caldo) per quasi tutta la salita!
Cocatenando i 7 tiri iniziali di “Sole d’Atunno” + i 3 tiri finali di “Il Volo del Gipeto”, abbiamo superato un dislivello verticale di circa 300 mt. che, a conti fatti (240 mt. di doppie precise al metro + 60 mt. di dislivello a piedi per tornare all’attacco della via..), sembrerebbe essere addirittura superiore a quello indicato nella scheda della via!
Così facendo, pensiamo di aver colto il meglio della parete percorrendo un itinerario sostenuto per quasi tutte le lunghezze, con un tiro finale da ANTOLOGIA..
Dato che nelle recensioni di questa via si sprecano le banfate, direi che la più colossale fra tutte è quella dove si sostiene che questo tiro finale (il 12° della via “Il Volo del Gipeto”) presenta una difficoltà massima di 5c..
Provatelo e poi ne riparleremo.. in alcune falesie un tiro di placca di analoghe difficoltà verrebbe dato di 6b+ con gli spit a 1,5 mt. di distanza (S1) ma, dato che qui siamo in Valle dell’Orco, teniamoci bassi.. però NON 5c per favore(!!!) anche perché, se dovesse essere malauguratamente salito da un climber il cui limite è il 5c, qui NON passa e, dato che fra il 1° e il 2° spit ci sono circa 5 mt. di distanza (possibili 10 mt. di volo con impatto al suolo.. spittatura S3) l’esito potrebbe anche risultare fatale(!!!) perciò, prima di sparare banfate, mettendo a repentaglio la vita altrui, pensiamoci!!
Tiro finale la cui spittatura indiscutibilmente NON azzerabile (S2 abbondante – S3 vedi relativa classificazione in https://www.guidedolomiti.com/gradi-di-difficolta-in-arrampicata/), ne eleva il grado obbligatorio a 6a/6a+(!) e, come la logica vuole, lo estende a tutto il resto dell’itinerario..
Senza voler insegnare nulla a nessuno, rispolverando alcuni concetti di base.. va detto che il tratto più difficile di una via la cui progressione fra una protezione e la successiva può avvenire SOLO in arrampicata libera (ovvero quando la distanza fra le protezioni fisse o mobili rende vano l’impiego di mezzi articiali quali le staffe o il semplice A0.. per raggiungere la protezione successiva) è ciò che ne determina il grado massimo OBBLIGATORIO!
Concetto assai semplice da comprendere ma, troppo spesso, travisato dai più.. a volte anche dagli stessi relatori/apritori che propongono obbligatori incomprensibili come in questo caso.. :
nelle relazioni originali 5° (!?!?!?) http://www.panepera.altervista.org/Sole_autunno_grandeala_relazione.htm

e/o 5c (!?!?!?) nell’altra via..

http://www.panepera.altervista.org/Volo_gipeto_relazione.htm
che certamente non corrisponde a una valutazione complessiva TD+/ED più consona di quest’ultima via menzionata.
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Al di là di queste disquisizioni sull’obbligatorio.. con Marco siamo concordi nel dire che la via ha superato le nostre aspettative!!
Aspettative sminuite da recensioni che, una volta salita la via, ci sono sembrate più il frutto di boutade da “veri duri di montagna”.. piuttosto che la sintesi di valutazioni obiettive, considerando che non siamo super eroi ma semplici esseri umani..
Leggendo alcune recensioni particolarmente critiche, pare che la discontinuità (non così evidente) della via e la presenza di cenge e di licheni (siamo in montagna..) sia imputabile a scelte poco felici effettuate dall’ apritore della via..
Noi invece pensiamo che egli abbia cercato e trovato la linea più logica che la parete potesse offrire, procedendo su tiri davvero molto belli ed interessanti sia da un punto di vista scalatorio (tenendo conto che NON si scala sulle cenge ma nei tratti di parete) : diedri, camini, fessure muri, placche; sia da un punto di vista ingaggio, garantendo comunque un livello minimo di sicurezza che, in questo ambiente (montagna), non è mai troppa!
Ampio riconoscimento quindi all’apritore Roberto Sgubin per i motivi di cui sopra, ricordandoci che le vie non “nascono” dal nulla come funghi.. ma sono frutto di belle intuizioni, impegno, passione, persone che ci aspettano a casa.. , tempo, lavoro, soldi personali spesi.. ecc. ecc.).
Ho accennato il termine “ingaggio”, ovvero al fatto che sebbene la via garantisca un livello minimo di sicurezza, NON possa comunque ritenersi adatta per chi si cimenta le prime volte su questo genere di scalate poichè, a parte il tratto centrale del 4° tiro ed il tratto iniziale del 7° tiro in cui le difficoltà davvero troppo sostenute per la maggior parte degli scalatori multipitch ne hanno “imposto” una chiodatura ravvicinata per poterne avere la meglio in A0.. (quindi tutto sommato “facili” da percorrere), tutte le altre lunghezze NON presentano comunque una chiodatura così ravvicinata come alcune relazioni da “super eroi” farebbero intendere..
Probabilmente quest’ultima frase scatenerà una marea di polemiche ma, solo per fare un esempio, il magnifico diedro camino del 6° tiro (correttamente valutato 5c, assolutamente NON regalato ma anzi stretto rispetto ad alcune falesie di bassa quota con una spittatura S1 corta..) è protetto con spit a non meno di 3/4 mt. l’uno dall’altro (spittatura classificabile S2) e, data la conformazione della parete, non potrebbe essere più lunga.. poichè, già così, in caso di volo, sarebbero guai seri..
Se si esclude il fantastico tiro finale di “Il Volo del Gipeto”, la lunghezza che presenta l’obbligatorio più alto della via, è la terza.
Essa sale un magnifico diedro leggermente obliquo ed aggettante dato di 6a+.. (una valutazione severa, certamente NON regalata come in tutto il resto della via ..d’altronde siamo in Valle dell’Orco) chiuso in cima da un tetto che ne occupa più o meno tutta la larghezza.

Purtroppo però, vi è stato un anonimo “schiodatore” (da qualcuno definito “idiota”) che, su questo tiro, ha deciso di rimuovere alcuni spit.. fra i quali anche quello posto in alto sul lato dx del diedro in prossimità dell’uscita (dimostrando di NON aver capito nulla su come andava affrontato il passaggio final del diedro), lasciando solo quello posizionato centralmente sopra il bordo del tetto, difficile da rinviare (non visibile dal basso) e che teoricamente, obbligherebbe ad affrontare l’uscita centralmente su difficoltà nettamente superiori a quelle dichiarate..
Tralasciando alcune considerazioni riguardo il “personaggio” in questione (non è questa la sede per affrontare l’argomento), va detto che l’uscita logicamente corretta viene effettuata in ogni caso sulla dx, grazie ad uno spuntone posto sotto il tetto che ti da la giusta trazione per andare a mettere la scarpetta su un pulpito che sporge più in alto sul lato dx del diedro!
Lo spit mancante sulla dx, sebbene non fosse trazionabile, proteggeva perfettamente questo passaggio da effettuare comunque in libera, perciò NON DOVEVA ESSERE RIMOSSO(!!!)
mentre lo spit lasciato sopra il tetto, ora rinviato PRIMA di affrontare il passaggio finale SOLO per una questione di “mera sopravvivenza..”, ti obbliga ad avere una posizione innaturale completamente sbilanciata a sx rispetto al movimento da effettuare.. a tal punto di costringerti ad utilizzare una fetuccia da tenere con la mano e il braccio sx tutto disteso per ritornare sulla dx dove si effettua il passaggio..
A tal proposito, consiglio VIVAMENTE ai prossimi ripetitori di portarsi una piastrina e un dado da riavvitare (anche a solo mano.. tanto tiene..) sul perno filettato (fix) che, grazie a Dio ancora sporge dalla parete (se non ricordo male da 10mm ..più un’eventuale chiave da 17 qual’ora si volesse portare a termine l’opera di rispritino..).
Tale spit mancante andrebbe rinviato prima di effettuare il passaggio e, solo in un secondo tempo (una volta ristabiliti sopra il pulpito a dx), lo spit posizionato oltre il bordo del tetto di cui sopra…
Consiglio inoltre di portarsi una spazzola leggera in metallo, per liberare la bella placca soprastante da alcune zolle di muschio rendendone più agevole la progressione..
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Ammesso di poterlo fare.. entrando nello specifico delle valutazioni dei tiri più discussi, va detto che per salire da primi il tratto centrale del 4° tiro in modo “pulito”, bisognerebbe padroneggiare bene il 7a a vista.. (superiore a quanto teoricamente proposto nella relazione ufficiale: http://www.panepera.altervista.org/Sole_autunno_grandeala_relazione.htm
che riporta 6c+ poi ne spiegherò il motivo..) e non meno di 6b+ a vista il tratto iniziale del 7° tiro..
Si tenga presente che, sebbene il magnifico diedro finale del 7° tiro viene dato di 6b, la differenza fra la prima e la seconda parte del tiro è notevole poiché, apparentemente, la prima NON sembra essere scalabile, metre la seconda si!).
Per quanto riguarda il 4° tiro, nonostante abbia azzerato la parte centrale come tutti.. mi sono permesso di dare una valutazione teorica più alta accennando ad un 7a a vista poichè, facendo confronti diretti con altre salite simili, tipo il 2° tiro della via “Cornetti alla Crema” sullo sperone Cinquetti alla Sbarua, dato di 6c “strettino” (alcuni lo danno 7a), non risultava essere così difficile come potrebbe esserlo questo tratto centrale se provato in libera.. (nel senso che almeno in quel caso c’era qualcosa su cui tenersi.. effettuando, almeno da secondi, un’arrampicata libera a tratti, avvalendosi solo di aiuti parziali limitati.. ed in modo NON cotinuativo come invece ho dovuto fare qui (A0 continuo nel tratto centrale).

Aggiungo inoltre che, sebbene il 4° tiro della via “Il Volo del Gipeto” che sale a fianco (opera dello stesso Sgubin), sia anch’esso valutato 6c+, a detta di chi l’ha salito, risulta essere decisamente più “facile” di questo.. (vedi recensione patinadgiasa sotto). Traiamone quindi le dovute conclusioni..

Discesa:
la via presenta un’ottima sequenza di discesa, la prima doppia da 60 mt. esatti deposita direttamente alla base della grande cengia erbosa superiore.
Si procede a piedi verso sx (faccia a valle) giungendo nei pressi di una grande pianta sradicata, appoggiata in bilico su un roccione e sfruttando una corda fissa marcia (che andrebbe sostituita entro breve..), si scende a fianco del suddetto roccione fino alla sosta del 7° tiro di “Sole d’Autunno” e/o 9° tiro di “Il Volo del Gipeto”.
Da qui, con 3 doppie verticali, ognuna da 60 mt. esatti (percorrendo alcuni tratti nel vuoto totale..), si giunge alla base della parete nel suo punto più alto, dove attacca “Il Volo del Gipeto”.
Da qui, a piedi, perdendo ancora 60 mt. di quota, si giunge all’attacco di “Sole d’Autunno” e poi ancora a piedi per ripidi prati a fianco della pietraia a sx fino al fondo valle in prossimità del Rifugio Muzio.
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Materiale in parete:
la via (molti spit da 8mm come si usava una volta..) è perfettamente spittata.
Ci siamo domandati se, visto l’ingaggio psicologico durante la discesa.. (ultimi 180 mt. praticamante nel vuoto prima di toccare terra..) non sia il caso di rivedere un attimo il materiale con cui sono state attrezzate le soste di calata..
Sebbene un maillon da 6mm tenga il peso di una persona.. e una piastrina autocostruita di acciaio inox su lastra da 2,5mm altrettanto.. le dimensioni non sono certamente rassicuranti.
Dato che questi materiali sono in parete ormai da diversi anni e il sistema di ancoraggio dell’anello di calata così realizzato (autocostruito), sottopone la parte sottostante della piastrina a una flessione continua ogni volta che qualcuno scende in doppia.. (tenendo conto che l’acciaio inox NON è un materiale adatto ad essere ad essere flesso o piegato), ne suggeriamo la sostituzione con materiale nuovo ed appositamente realizzato per tale impiego..

Abbiamo inoltre notato che, data la lunghezza delle doppie (60 mt. esatti!) il recupero della corda su un anello ovale autocostruito (saldato) con un filo di soli 6mm di diametro, crea NON pochi problemi nei recuperi!!! (gli anelli adibiti a tale scopo sono infatti da 10/12mm ..e non solo per una questione di carico..).
Oltre alla snervatura che subisce la corda durante la discesa in doppia, trazionata da entrambi i rami su pochissimi mm di superficie dell’anello, la notevole elasticità riscontrabile dopo 60 mt. sul ramo di corda da trazionare durante il recupero e il peso dell’altro ramo di corda che si oppone al recupero, fanno sì che la corda, anzichè scorrere su un diametro di dimensioni così ridotte, tenda ad impuntarsi su esso!!!
A noi infatti, il recupero delle utime due doppie da 60 mt. è risultato abbastanza difficoltoso.. (di cui l’ultimo al limite del bloccaggio) mentre il recupero della prima doppia da sosta 7 di “Sole d’Atunno” e/o sosta 9 di “Il Volo del Gipeto” (sotto la pianta sradicata) era andato decisamente meglio poichè l’aggiunta di un nostro maillon (nuovo) da 8mm ne aveva certamente favorito lo scorrimento!!
A tal proposito, ai prossimi ripetitori, consiglio di portarsi con sè 3 maillon da 10/12mm per integrare l’anello autocostruito (saldato) di piccolo diametro in cui viene attualmente passata la corda per le doppie..

Spero che questa relazione possa essere utile per i prossimi salitori..

Alla prossima, Maurizio.

The end..

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