Gran Carro o Becco della Siarda, crestone ovest – Via del Presidente

Gran Carro o Becco della Siarda, crestone ovest – Via del Presidente
La gita
babi-saotafoss
4 25/07/2020

In poco più di due ore dalla diga per vaghe tracce, ometti ed infine una lunga e ripida pietraia alla famigerata bocchetta di Drosa, da cui scorgiamo in ordine da dx il Gran Paradiso, la Tresenta, il Ciarforon, la Becca di Monciair, i Denti del Broglio, la Cuccagna ed il Courmaon. Attenzione! Questa è la bocch.ta Sud (identificata dalla targhetta in loco) l’unica peraltro segnata sulla Carta IGN del PNGP. Per noi la bocch.ta Nord di Drosa, discussa in relazione, rimane una sorta di Atlantide mai ritrovata. Seguendo la relazione siamo all’attacco della via.

La salita si svolge in ambiente maestoso e selvaggio, a tratti esposto, mai troppo difficile: noi siamo saliti sempre in conserva, facendoci sicura nei punti più esposti. Il duro, infatti, ci pare risiedere non tanto nella salita quanto nella discesa, per cui ci dedicheremo a questa con più minuzia.

Reperire il cordone verde dell’anticima già incontrato salendo, che permette la prima calata di mt.30 circa. Attenzione! La discesa si svolge seguendo la cresta N (per intenderci, quella che dall’anticima sembra riportare in modo diretto alla bocch.ta di Drosa). Non fatevi tentare dai pacifici risalti erbosi del versante est: per come è posizionato, il cordone potrebbe infatti essere usato per calarsi in entrambe le direzioni. Fatta la prima calata dal cordone verde scendere disarrampicando seguendo il filo di cresta N fino a reperire, in sequenza: una parete verticale che interrompe il filo di cresta (vecchia fettuccia seminascosta nei pressi della cima della parete; evitarla passandole sulla destra), poi l’ingresso di un canalone con sosta a spit, ancora giù per il filo di cresta, infine un ometto che permette di individuare la seconda (ed ultima) calata da mt.40 che deposita su di una evidente forcella. Per chi come noi era dotato di soli 70 metri complessivi di corda, consigliamo di spezzare la calata in due, facendo uso di alcune fettucce attorno a massi incastrati a soli mt.10 dall’inizio della calata (abbiamo lasciato una fettuccia “nuova” anche noi), per evitare altri metri di scomode e ripide disarrampicate. Da qui traversando e perdendo lentamente quota in direzione N si perviene nuovamente alla bocchetta Sud di Drosa.

Giudizio generale: una via d’altri tempi che nonostante la severità dell’ambiente lascia ampio spazio alla creatività dei salitori nell’interpretare la cresta e trovare la via (che comunque è sempre molto logica). Ci ha lasciato il sapore di un alpinismo un po’ impolverato ma che conserva vivacità ed emozione. Peccato solo per l’avvicinamento, lungo e tedioso, soprattutto al ritorno con le gambe ormai stanche, ma che dopotutto fa il suo nel dare risalto alla maestosità di questa salita. Appena tornati non avremmo consigliato a nessuno di andare a ripeterla, tempo 24h e siamo di nuovo in preda ad un “fascino morboso per la severità complessiva” di questa salita.

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