Ferrata nuovamente agibile. La prima parte scende verso il fiume con una serie di passaggi interessanti in discreta esposizione. Dopo la via di fuga, il ponte tibetano regala emozioni senza opporre particolari difficoltà, grazie ai cavi perfettamente tesi. Segue un lungo trasferimento nel bosco su tracce di sentiero scoscese e franose, costantemente protette. Il secondo ponte tibetano è leggermente più lungo del primo, ma altrettanto stabile. L’ultima parte del percorso s’inerpica tra muretti a secco, rovi e sterpaglie alla ricerca della parete di roccia che, con una serie di brevi passaggi verticali, riporta all’abitato di Giaglione.
L’idea di sfruttare le gorge della Dora per una ferrata prometteva bene, ma la realizzazione mi ha in parte deluso. Percorso discontinuo: i tratti di ferrata sono classificabili come facili, quelli su sentiero sono lunghi e noiosi, sebbene ben segnalati e scrupolosamente protetti. Si salvano i due ponti tibetani che attraversano il fiume ed il valore paesaggistico complessivo del percorso. Da evitare nei mesi più caldi e dopo forti piogge, per la natura franosa del terreno.