Glacier Noir (Col du) quota 3525 m da Ailefroide per il Col du Glacier Noir e la cresta est

Glacier Noir (Col du) quota 3525 m da Ailefroide per il Col du Glacier Noir e la cresta est
La gita
enzo51
3 22/07/2014

Non e’ come speravo fosse la salita al Pic du Coupe de Sabre vero e proprio piu’ a dx e piu’ alto. Le poche info al riguardo e il fidarsi esclusivamente della mappa del luogo facile da interpretare nel modo sbagliato, mi hanno portato a credere fino all’ultimo di essere nel posto giusto. Bello comunque ugualmente, anche se breve e non facile il tratto finale, che altro non e’ che il pezzo che manca alla superclassica scialpinistica al Coup de Sabre. Per interderci, necessita sempre dover avere che fare con roccia che si muove ovunque, e tale da richiedere massima cautela e sensibilita’ nel procedere. Malizie assimilabili col tempo e col continuo andare. Un bel passo aereo con esposizione da brivido su ottime maniglie, e si arriva al sommo del dentino ben evidente e in risalto sulla cresta, che unisce l’Ailefroide al Pic Sans Nom. Partito direttamente dal basso, immaginando di passare la notte all’ancien refuge du Sele’. Mi sono pero’ visto rifiutare la chiavi dal gestore, i motivi sono facilmente immaginabili. Per ripicca dopo aver raggiunto il rifugio e constatato l’impossibilita di trascorrere la notte con un minimo di comfort, (possibile previo pernottamento al nuovo, ma che non era nei miei piani), risalgo al rifugio vecchio, termino la gita con ormai alle spalle almeno 2150m di dsl., e scendo a cercarmi un posto dove snottare, senza sacco da bivacco in una notte stellata per piu’ ore a +6°..una bella storia! Provare per credere..

Al fine di rimediare continuamente alle tristi vicissitudini della meteo, che non consente di mettere a segno i progetti dell’estate che tra un po’ passa senza che si sia vista, son venuto in Delfinato per una due giorni in solitaria, e unicamente per stare a stretto contatto con la natura.. che a volte puo’ riservare oltre a tante soddisfazioni, anche qualche sorpresa amara. E’la regola a cui bisogna sottostare se si vuol continuare a far montagna come si usava un tempo.

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