- Accesso stradale
- Park gratuito praticamente già pieno alle 6:30 del mattino.
Partenza alle 6:40 da S. Giacomo con temperature gradevoli. Ovviamente salendo da sotto in giornata ho optato per passare dal Gias Pantacreus e dal Lago Gelato (senza passare dal Pagarì). Sentiero decespugliato e ben bollato fino al lago (ma abbastanza impiccato), poi da dove si abbandona la traccia omettata per il bivacco bisogna andare un po’ a naso tra morenette e dossi montonati, i tratti davvero scomodi sono pochi e con un po’ d’occhio si evitano (qualche nevaio aiuta). Sbucato in cresta tra la C2RAC e la Borello, ho fatto un po’ di pausa e alle 10 ho cominciato a risalire la cresta della Borello: forse il tratto con la roccia da controllare con più attenzione. Camino di III evidente, non bellissimo ma abbastanza divertente. Discesa verso Chafrion evidente, così come la direzione da seguire per la placca di lichene giallo (forse questo è il tratto più bello e divertente della salita). Abbastanza affilata la cresta finale verso Chafrion e da lì al Balcone del Gelas (da controllare anche qui qualche lama, soprattutto quando ci si abbassa debolmente lato Francia). Ultimo tratto per il Gelas facile e su buona roccia, con grattate dei ramponi che aiutano a seguire il percorso più interessante. In vetta alle 11:10, ho ancora optato per raggiungere la Cima Sud del Gelas (meno affollata e ugualmente panoramica): si scende dalla normale francese fino al colletto del canale E e poi si risale la facile cresta di II fino in vetta, stando preferibilmente lato dx. Tornato sulla cima Nord, discesa abbastanza evidente: a parte il primo tratto dove ci si può sia abbassare lato N che stare in cresta, il resto è abbastanza omettato e bollato di blu. Lungo traverso ben segnato da ometti sotto cresta fino all’imbocco del canale St. Robert, brutto, scomodo e marcio come me lo ricordassi. Breve risalita alla forcella Roccati e poi discreta traccia omettata fino al sentiero che arriva dal P.so dei Ghiacciai. Se si vuole passare dal rifugio, a q.2030m (dossi montonati) dove il sentiero principale gira a sx, individuare un piccolo ometto e una tracciolina di sentiero verso dx che porta a scendere nella valletta dove passa il tubo dell’acqua del rifugio: più veloce e senza risalita. Al rifugio alle 13:30 per un boccone e un ottimo bunet, poi lunga discesa con vento caldo e temperature equatoriali fino a S. Giacomo, chiudendo un anello lungo ma sicuramente meritevole, in uno degli ambienti più selvaggi delle Marittime.
Finalmente mi sono tolto il sassolino di salire il Gelas, sempre evidentissimo quando lo si guarda da Nord. Ambiente periglaciale bellissimo ma in forte declino (neve del 2025 praticamente sparita, rimane solo quella del 2024), stambecchi praticamente ovunque.