- Accesso stradale
- no problem fin quasi al rifugio, strada chiusa da giugno (credo)
- Osservazioni
- Visto valanghe a pera esistenti
- Neve (parte superiore gita)
- Farinosa compatta
- Neve (parte inferiore gita)
- Primaverile/trasformata
- Quota neve m
- 2200
Gita qui collocata perchè condizioni tali da avermi consentito di sommitare racchette ai piedi. Pendio di quasi 1000 metri sempre molto sostenuto, 30-35° con brevi tratti superiori. Faticoso, anche perchè costanti sfondamenti per tutto il tratto mediano, ancorché alleviati dalla provvidenziale traccia battuta dagli sci del leggero compagno. Effetto ottico notevole che comprime e avvicina il castello sommitale (non dissimile dal Monfandì): raggiunta la quota della Baounet (magnifico il versante similmonteleone che affaccia sul rifugio), mancano ancora quasi 300 m di dislivello. Polenta in discesa gli ultimi 300m del pendio (tagliato in diagonale sotto la Baounet)ma ancor buona consistenza nel vallone, con varie risalite che incrementano il dislivello complessivo.
Ambiente selvaggio e severo quant’altri mai, accarezzato da lungo tempo e che non poteva non incontrare il plauso di Enzino, appassionato estimatore di ambienti intonsi e faticosi. Lunga, faticosa e appagante (5h 40, partenza alle 6 precise) al cospetto dei giganteschi pendii S dello Charbonnel che poi adducono sotto forma di colossale bastionata al Fort e infine al Rocciamelone, nonché dell’Albaron e delle svettanti guglie della Bessanese, qui nel suo aspetto migliore. Panorama sensazionale dall’immacolata crestina di vetta, selvaggia nel contesto canadese: niente ometti nè tantomeno manufatti deturpanti. Nel corso della giornata tutte le cime sono state coperte dal vento e tutte dischiuse, come perle.