Bianca (Rocca) e Lago di Envie da Prali, giro

Bianca (Rocca) e Lago di Envie da Prali, giro
La gita
zioruphus
4 23/08/2020
Accesso stradale
Tutto regolare fino a Prali, moltissimo parcheggio (da evitare le ore "calde" dalle 9:00 alle 11:00 per il traffico dei turisti di giornata)
Equipaggiamento
MTB

Partito da Ghigo (parcheggi delle seggiovie abbondanti). La parte in asfalto aiuta a togliersi dalla testa le velleità da velocista. Lo sterrato presenta quasi sempre un fondo sconnesso ma compatto, solo a tratti più dissestato e smosso dal passaggio delle auto. Anche se a tratti molla, la pendenza è sempre sostenuta, alle volte anche molto sostenuta, ma tutta pedalabile. Ultimo traverso quasi pianeggiante e poi, dopo la cava di marmo, il fondo peggiora e occorre oltrepassare un breve tratto bagnato con franetta annessa per raggiungere la colletta Sellar (rudere). Qui non è semplicissimo imbroccare il sentiero che sale al Colle della Balma, la partenza è dietro la bacheca, nascosta tra l’erba e le “buse” delle vacche. Dopo pochi metri diventa più evidente. I primi traversi, grazie alla poca pendenza ed al discreto fondo, sono pedalabili (io non sono riuscito a superare in sella gli strettissimi tornanti). Salendo la pendenza aumenta ed il fondo peggiora, dunque si spinge decisamente di più, poi ancora tratti ciclabili fino all’ultimo strappo su pietrame dove si spinge. Gli adepti dell’equilibrismo dotati di gamba buona su questo sentiero possono trovare buon pane per i loro denti. Ci si immette, nei pressi del colle della Balma, sulla strada militare che taglia la valle a mezzacosta, regalando una pedalata fantastica che ripaga dello “spintage” sul sentiero. Tutto pedalabile meno (per me), alcuni ostacoli di pochi metri. Si giunge così al torrente che scende dal lago d’Envie, che si può raggiungere a piedi. Da qui la strada, molto compromessa, deve superare due bastioni rocciosi incombenti, e lo fa attraverso stretti tornanti e rampe non pedalabili (e anche piuttosto difficili da superare con la bici) se non per il tratto intermedio. Aggirato il secondo sperone si torna a pedalare fino a raggiungere la parte sommitale della seggiovia di Prali, appena sotto la vetta del Cappello d’Envie.
Per la discesa ho scelto una soluzione più classica che già si faceva trent’anni fa: aggirando verso valle i ruderi della caserma a bordo piste ci si immette sullo splendido sentiero che, a mezza costa e con un paio di tornanti, raggiunge la conca dei 13 laghi ed i ricoveri Perucchetti. Tutto pedalabile per i big, io qualche tratto l’ho dovuto spingere… Posto meraviglioso. Seguendo il tracciato principale e le indicazioni per il Col Giulian, si supera, sempre pedalando, una recente costruzione e poi, abbandonata la via per il Giulian, ci si butta giù (letteralmente…) per il vallone, seguendo una pista a tratti ripidissima e molto dissestata, che va affrontata con cautela. Nonostante l’uso smodato dei freni non si poggia piede a terra fino a raggiungere (finalmente) quel che resta del vecchio sentiero, che continua a scendere ripido e con alcuni passaggi più difficili, fino ad una strada sterrata che con qualche ultimo tornante raggiunge l’asfalto di fondo valle nei pressi della borgata Giordano. Un rilassante tratto su asfalto poco pendente riporta a Ghigo.
Su tutto il percorso, se si esclude l’emissario del lago d’Envie, non si trova acqua (a parte la sterrata finale ricca di fontane)

Oggi, da solo, sono tornato su questo percorso dopo tre decenni. Buona l’idea di partire presto (8:20 da Ghigo semi deserta) per tornare a valle senza traffico. Invece, complice la seggiovia che funziona anche in estate, la discesa sui 13 Laghi è una processione continua di escursionisti, che rendono ovviamente difficoltoso il passaggio in bici. Meglio scegliere un periodo meno turistico e, potendo, non il weekend.

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