Dent Blanche – Cresta Sud

Dent Blanche – Cresta Sud
La gita
alecollet
5 11/10/2023
Accesso stradale
Ok fino a Ferpècle, parcheggio nel tornante. C'è chi prosegue, ma c'è anche il divieto...

Gita lunga e faticosa soprattutto per l’avvicinamento al rifugio ma di una bellezza eccezionale! Il paesaggio è sempre maestoso fin da quando si parte da Ferpècle, il panorama su tutti i giganti circostanti sempre incredibile.
Avvicinamento molto piacevole su bellissimo sentiero fino alle morene, poi si tribola in pietraia, solo sulle placche montonate si respira un po’: per noi, con tutta calma, 5h30 considerando uno zaino pesante ma non troppo dato che tutto il materiale da cucina è presente al rifugio, avevamo dietro solo il cibo.
Conviene riempire l’acqua prima dell’attraversamento di ciò che resta del ghiacciaio prima del rifugio, oppure sciogliere la neve che si trova 10 metri a Nord del rifugio stesso.
Si ha a disposizione tutto il rifugio, compreso il potagì a legna (e ovviamente la legna) e tutto il necessario per cucinare.
Tramonto incredibile con colori pazzeschi dietro Grand Combin e tutte le cime attorno ad Arolla, Dent d’Hérens con la Nord imbiancata in vestito da nozze.
La mattina siamo partiti alle 5: prima cresta facile, sul primo ghiacciaio (bonario e con pendenza max 25 gradi) conviene stare, una volta sul plateau, a destra della terminale, poi si traversa a sinistra dove quest’ultima è ben coperta e si prende la cresta successiva, anch’essa molto facile. In cima abbiamo seguito in leggera discesa la cresta a lastroni per poi prendere il secondo ghiacciaio sul filo, stando attenti a non stare troppo a destra (cornici): assolutamente necessari ramponi, il ghiacciaio non è così pianeggiante, presente ghiaccio vivo. In queste condizioni conviene lasciare i ramponi dopo il secondo ghiacciaio: di lì in poi la cresta è tutta asciutta. Fino al primo gendarme è praticamente un sentiero solo un po’ esposto, poi arrivati lì al buio totale abbiamo deciso di aggirare a sinistra nel canale: on passe bien, due pioli di ferro sono piegati da una frana ma si possono usare ancora, scalata divertente con forse un singolo di III. Poi si cerca la via migliore, ossia la roccia più grattata dai ramponi e non si sbaglia: per cenge e traversi, un po’ da un lato della cresta e un po’ dall’altro, si arriva comunque ad un diedro di III attrezzato con qualche spit che porta alla fine delle difficoltà. Da lì conviene restare sul filo su roccia ottima e qualche passo di facile e divertente arrampicata, parte finale su sentiero fino in cima.
Panorama unico! Per noi 3h40 dal rifugio, facendo tutto in conserva a 10 metri. 20 minuti di contemplazione in vetta perché il panorama è immenso e la luce di ottobre rende tutto più unico. Discesa in 3h30, sempre tutto in conserva a 10 metri, nessuna doppia necessaria se si ha il piede sicuro in désescalade sul III. Bella pausa contemplativa anche al rifugio, poi discesa (all’inizio devastante, poi molto piacevole) in 3h30 alla macchina.
Materiale usato: corda da 40 (con questo assetto basta da 20), 4 rinvii, 3 friend (bastano viola e verde), ramponi per i tratti di ghiacciaio, picca utile ma non indispensabile.

Quando anni ho salito la Tete de Valpelline e la Tete Blanche dal rifugio Aosta, questa cima mi era apparsa in tutta la sua magnificenza e mi aveva stregato: oggi si corona un piccolo sogno, grazie anche alla determinazione e alla voglia di Mattia che anche oggi si è fidato della mia proposta un po’ fuori dagli schemi. Mai avrei detto di aver potuto salire un 4000 del genere ad ottobre, ma in un ottobre che sa molto di agosto la felicità è un po’ smorzata dalla situazione tragica dei ghiacciai, che seppur ancora imponenti si stanno sciogliendo come se fosse piena estate.
Con Mattia, carico come sempre!
Un saluto ai due simpatici ragazzi Vallesani e alla guida ticinese Bixio e la compagna Erica: super compagnia e collaborazione nelle cose da fare al rifugio, come dovrebbe sempre essere in montagna.

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