Via e avvicinamento in condizioni perfette, anche se le condizioni del ghiacciaio in questo 2022 sembrano almeno un mese e mezzo avanti. Visti crolli di seracchi a distanza durante l’avvicinamento attorno all’ora di pranzo. Rifugio ancora chiuso (apertura fine giugno).
Non seguire la traccia del sentiero che prima di una curva quasi a gomito sul versante guadagna dislivello (massi che chiudono il sentiero), ma seguire la deviazione a destra. Il sentiero di avvicinamento originale ormai è sopra una morena che sta cadendo, rendendolo un po’ delicato e a rischio crollo.
Sotto al Rifugio nell’ultimo tratto di ghiacciaio/nevaio avvicinamento faticoso in mezzo a neve ormai sciolta. Fantastica dotazione del locale in uso quando il rifugio è chiuso: bottiglie di acqua, caffé e latte solubile e qualsiasi tipo di comodità.
Linea della via facile da intuire e se fatta in conserva consente di essere in vetta abbastanza velocemente. Protezioni essenziali in ordine con molti cordini per calate intravisti. Cresta finale con neve portante.
Via molto impegnativa fisicamente sopratutto per la discesa, come spesso accade: si sentono molto tutti i metri di discesa dalla vetta e sopratutto il sentiero di rientro; la discesa dalla vetta per essere veloci richiede tanta esperienza e capacità di disarrampicata su terreno molto esposto, in alternativa ci sono le doppie ma richiedono molto più tempo. Noi abbiamo fatto un misto e abbiamo impiegato più tempo a scendere rispetto a salire. Dal rifugio, una volta rifocillati, discesa davvero interminabile e molto stancante per via delle temperature altissime trovate a valle. Un grande 4000 che allena e mette alla prova l’alpinista non ottimamente allenato. Dal punto di vista dell’arrampicata mai impegnativa, sempre divertente.
Grazie ad Ale Arrigoni che come sempre mi ha consigliato e guidato in questa avventura e che ha condiviso questa salita che aveva in mente da tempo.