Cervino o Matterhorn Parete Nord – Via Schmid

Cervino o Matterhorn Parete Nord – Via Schmid
La gita
pagnogio
5 11/08/2011

Grazie ad Hervé che mi ha dato info corrette sulla fattibilità della parete, poi sparsa la voce. Grazie a Christian che ha detto ‘OK noi andiamo’ conosciuto qualche giorno prima in falesia e che è salito il giorno prima. In parete l’11, 6 cordate! Probabilmente da anni non se ne vedevano tante e soprattutto ad agosto. Credo che l’info sia il maggiore presupposto per la buona riuscita della salita. Trovarla secca significa aumentare le difficoltà tecniche ma soprattutto il rischio oggettivo (pietre dall’alto) e soggettivo (difficoltà di proteggibilità). La via non presenta mai difficoltà elevate, difficoltà maggiori sicuramente trovate su altre vie di questo stile (parete NE Jagerhorn per esempio); ma sono continue per 1600 metri di sviluppo, dal primo all’ultimo. Non si può sbagliare e cadere, la proteggibilità è aleatoria e saltuaria. Spesso si va in conserva anche con pochi o nulli punti di ancoraggio lungo la corda distesa e su croste di ghiaccio di pochi millimetri. Rispetto al giorno prima abbiamo potuto godere di una temperatura dell’aria più gradevole che non ci ha quasi mai fatto patire freddo. la salita è stata molto stancante per essere per 13 ore sulle punte dei ramponi. Mai trovato un punto di sosta minimamente comodo. Polpacci e gambe andavano a fuoco. Consigli:
– partire in modo che si prenda la prima luce alla fine del pendio glaciale che si raggiunge in circa 3-4 h dal rifugio.
– materiale: sicuramente friends dallo 000 al 2, non abbiamo usato nè nuts nè chiodi per essere più veloci possibile. Piccozze da misto cattivo o da cascata facile, ramponi da misto cattivo (entrambi gli attrezzi li butterete via una volta a casa ;-). Una corda singola da 60 metri (ideale la Joker).
– La linea di salita è obbligata nel secondo terzo (la rampa), non successivamente. Credo di aver capito che le cordate del giorno prima siano passate totalmente da un’altra parte. Noi abbiamo seguito le indicazione della guida delle Alpi Pennine che ci portava sin da subito progressivamente ad attraversare verso destra appena eravamo alla base della goulotte canale che porta, a sinistra, verso la cima della rocciosa e verticale ‘Spalla’. Siamo arrivati alla base di una cascata molto a destra e ripida (80-85°, probabili placche di V) che ci ha portati con un altro lungo traverso a destra su un pulpito di roccia. Da lì ancora a destra per percorso non obbligato ma infido e poco proteggibile verso la cresta di Zmutt.
– Non sottovalutare la lunga discesa per chi non l’ha mai fatta e correre se si vuole arrivare al rifugio superando la marmaglia di gente impreparata ed improvvisata che si incontra sulla normale (che non si affida alle guide e che ci rimane secca come il gruppo di coreani che abbiamo superato e che era evidentemente alle prime esperienze; il giorno dopo l’elicottero è andato a prendere i morti…). Dormire al bivacco (pochi posti) è difficile se la normale è frequentata per via dei barboni che preferiscono questo al rifugio in modo da non spendere soldi. Fare conto 5 ore a buon passo. L’ultima parte è la più difficile per l’individuazione e con il buio ancora di più. Noi siamo arrivati alle 9 al pelo dell’ultima luce grazie all’indicazione provenuta da casa (grazie Sandra) che diceva di infilarsi giù per un canale.
– Rifugio tipico dei luoghi da business, sei un numerino con un voucher per mangiare. Alla sera ho chiesto un posto letto senza pretese perchè rientravo dalla nord. Dopo che il gestore ha rognato e nonostante molti posti liberi, ne ho ottenuto uno ma con grande risentimento nei confronti di un ‘sistema montagna’ molto commerciale che non mi vedrà mai più sul Cervino, per lo meno in estate. Io ho speso 250 euro per la salita senza il viaggio e partendo direttamente da casa (senza pernottamento zona Zermatt, quindi da fuori di testa…). Se volete risparmiare dormite solo (40€ in camerata) e portatevi da Zermatt (fontane pubbliche) tutta l’acqua necessaria e il fornello per mangiare. In due ore tranquilli si è al rifugio quindi si possono portare dei chili in più.

Chiudo i commenti positivi per la salita fatta ringraziando Paolino che col suo entuasiasmo mi ha convinto definitivamente su questa destinazione ma anche quelli negativi su come la montagna fosse continuamente solleticata da elicotteri (da 2 a 4) turistici e di soccorso che dalla mattina alla sera ronzavano fastidiosamente intorno per trarre gente stanca e presa dal panico in salvo oltre che quella ferita e per permettere a facoltosi turisti di osservare dall’alto la montagna delle montagne. Chi vuole silenzio e tranquillità segua me e i ‘fratelli’ (che ringrazio anch’essi per molte esperienze che vivo con loro) nelle remote vie, e ce ne sono tante, delle remote valli alpine all’ombra delle cronache e dei report Internet. Purtroppo si è considerati un bravo alpinista sei vai sulla nord del Cervino, dell’Eiger o delle Jorasses non certo se si sale una difficile parete dell’alta Val Grande di Lanzo. Sta a noi quindi capire se scaliamo per noi, per gli altri e se abbiamo bisogno di essere giudicati e considerati per alimentare il nostro narcisistico senso di soddisfazione, combustibile e comburente dell’alpinismo. Siti come questi sono anche utili per scoprire luoghi e itinerari meno alla moda ma di soddisfazione.

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