Carè Alto (Monte) Cresta sud-ovest

Carè Alto (Monte) Cresta sud-ovest
La gita
ghizlo
4 05/07/2020
Accesso stradale
Parcheggio a pagamento, ma occhio al parcometro: accetta solo monete!!!
Traccia GPX
Bivacco Segalla

Dal parcheggio si costeggia la sponda nord-occidentale del Lago di Malga Bissina percorrendo lo sterrato che conduce alla Malga di Breguzzo (1.826 m.s.l.m.). Da qui parte il comodo sentiero 240 che attraversa la bucolica Val di Fumo fino all’omonimo rifugio (1.918 m.s.l.m.). Dal rifugio si segue il sentiero 222 in direzione del rifugio Caré Alto, dapprima proseguendo lungo la Val di Fumo, poi svoltando decisamente in direzione Est in corrispondenza di alcuni cartelli indicatori. Il sentiero si fa ripido e con rapide serpentine attraversa la fitta vegetazione fino ad sbucare su un dosso a circa 2.400 m di quota, dove la vista si apre verso il riconoscibile passo delle vacche. Il sentiero prosegue ora per spazi più aperti, attraverso blocchi, placconate e pietraie fin sotto all’ultimo strappo che porta al passo (2.854 m.s.l.m.), sempre ben segnalato con segnavia bianco – rossi. Poco sotto al passo abbiamo attraversato alcuni nevai su neve portante.
Dal passo si prende la traccia per il bivacco, seguendo ometti di sassi e bolli sbiaditi, e superando un risalto attraverso una fessura inclinata alta qualche metro, protetta da un anello di calata. Oltre, si cammina fino al bivacco, che si trova su un ripiano sassoso a 3.050 m di altitudine, e dispone di sei posti letto con coperte e materassi.
Dal bivacco si seguono le tracce di passaggio e gli ometti fino ad arrivare in cima ad un risalto da cui ci si deve abbassare lungo il lato Ovest, aiutati da una fune metallica nel primo tratto. Da qui si prosegue sempre sul lato Ovest della cresta fino a prendere un vago sentierino che conduce ad un intaglio. Da qui si imbocca l’evidente cengia che sale da destra verso sinistra, attrezzata con vetuste funi metalliche, che costituisce il passaggio più difficile di tutta la cresta (un anello di calata in cima). Oltre, si seguono le tracce di passaggio, gli ometti e i radi bolli e frecce scolorite, superando cenge esposte e brevi risalti, prestando attenzione perché non sempre il percorso è evidente. Noi, ad esempio, abbiamo commesso due errori: il primo quando abbiamo proseguito in orizzontale lungo una cengia anziché abbassarci lungo più comode tracce di sentiero (che abbiamo visto dopo); il secondo quando per superare una placca abbiamo seguito dei cavi alla sua sinistra anziché i cavi che consentivano di superarla direttamente… il criterio da seguire è semplice: se si è sul difficile, si sta sbagliando percorso!
Sul finale, abbiamo superato con ramponi e piccozza un pendio – canale innevato di una cinquantina di metri circa che ci ha portato in vista dell’anticima, riconoscibile da dei pali di legno infissi sulla sua vetta. Attraverso pietraie e zone innevate abbiamo raggiunto l’anticima, dalla quale è possibile vedere finalmente, anche se non ancora troppo vicina, la vetta del Care’ Alto.
Per raggiungerla bisogna superare l’ultima ostilità della cresta, costituita da un caratteristico torrione attrezzato con fune metallica. Giunti alla sommità del torrione, lo si deve scendere seguendo le funi metalliche, per poi risalire il salto successivo, sempre aiutati dalle funi (anello di calata). Attenzione: attualmente un ancoraggio è saltato e un blocco del torrione sembra traslato e trattenuto dalla fune…
Con gli ultimi passi di facile arrampicata e passando in prossimità di un baraccamento in muratura, si giunge alla vetta del Caré Alto (3.462 m.s.l.m.): vista spettacolare su tutto il Gruppo dell’Adamello.

Sapevamo che sarebbe stata lunga è così è stato: 4 ore dal parcheggio al Segalla + 4 ore per la vetta + 4 ore per il rientro dalla vetta al Segalla + 4 ore per il ritorno al parcheggio… ma ne è valsa veramente la pena!
Bel tempo: sereno senza una nuvola fino a mezzogiorno, ma gran caldo.
Dal bivacco sono partite una decina di persone, alcune ridiscese per la cresta, altre per la normale.
Dal fondo valle solo noi e una coppia che ci ha raggiunto all’altezza del pendio – canale innevato, mentre ci stavamo mettendo i ramponi, e che poi ha rinunciato.

Via Normale e Cresta Est tracciate.

Da segnalare che i nostri telefoni, di due compagnie telefoniche differenti, non hanno mai avuto segnale, già da prima del Lago di Malga Bissina e fino alla vetta.

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