Caprera (Triangolo della) Goulotte del Triangolo

Caprera (Triangolo della) Goulotte del Triangolo
La gita

Ottime condizioni, scala a pioli.
Cristian 81 ha scritto “… in cima solo 2.”
Scritta così sembrerebbe quasi dire “nelle condizioni attuali bisogna averne per salire — che bravi che siamo”.
Forse bisognerebbe imparare a dire tutto, anche quando è scomodo e richiede oggettività e autocritica.

Autocritica che non esito a fare innanzitutto nei miei confronti, decisamente troppo ottimista nel pensare di poter partire con calma credendo che non ci sarebbe stato nessuno — e quindi tutto quello che ci è arrivato in testa ieri mattina era meritato.
Però mi permetto di suggerirTI/VI un minimo di autocritica nel dire che — forse — su una goulotte in condizioni più che buone metterci tre ore per fare tre tiri quando un bradipo zoppo armato di cacciaviti nelle stesse condizioni ne avrebbe impiegata una scarsa dire vuol dire che si è largamente pisciato fuori dal vaso…

Eh sì, vedere una persona che inizia — da seconda — il secondo tiro quando si è alla base del pendio, e vedere la stessa verso la fine del secondo tiro quando si è in cima al pendio (dopo aver mangiato, fatto foto, guardato orologio, guardato panorama, riguardato orologio, preso il sole, preparato l’attrezzatura…) fa sorgere qualche domanda…Siamo stati l’ultima cordata ad arrivare, e le foto e video fatti nell’attesa che qualcosa (qualcuno) si muovesse su quel ghiaccio, testimoniano delle prestazioni tragi-comiche, se non fosse che in alpinismo questi atteggiamenti rischiano di trasformarsi in vere tragedie, con ben poco di comico.

Nel caso, c’è un bel video di Will Gadd (non certo il primo che passa in fatto di ghiaccio) che spiega molto bene la differenza tra “confidence” e “competence”… ma se non altro le foto non saranno venute mosse, e questo mi sembra di capire sia la cosa principale vista la “bizzarra” correlazione esistente tra aumento esponenziale dei “cascatisti” e la diffusione di Facebook et simila.

Non frequento i suddetti social quindi può essere che il mio dizionario sia un po’ arrugginito, ma la mia definizione di “bella uscita” in genere non comprende l’avere due cordate in ansia che aspettano di vedere se riesco ad arrivare a terra senza sfracellarmi per capire se devono chiamare i soccorsi oppure no (dopo aver assistito a corde doppie in puro stile fantozzi, con urla e picche e scalatori in caduta libera — e stiamo parlando di una calata sulle soste a fix di una via di placca!). Ebbene si… noi abbiamo aspettato che toccaste finalmente terra (voi e l’altra cordata che ha postato questo itinerario, le famose “sole 2” ad arrivare in cima…lasciamo perdere i commenti sulla scivolata della componente di quest’altra cordata che ha seriamente rischiato di lasciarci la pelle).

Dopo aver finalmente constatato che le “sole 2” cordate che erano arrivate in cima (gli altri come noi ormai ci avevano rinunciato da un pezzo e si sono limitati ad arrivare alla fine dei 4 tiri di ghiaccio…. nel tentativo di evitare l’ibernazione, avendo dovuto aspettare ad ogni sosta almeno 1 ora) avevano finalmente toccato “terra”, siamo finalmente scesi a valle, sconcertati dal triste spettacolo della giornata.

Tutto ciò senza volermi ergere a maestro o grande alpinista, ma semplicemente qualcuno estremamente sensibile alla sicurezza, che si è sempre tenuto tutto dentro, rimuginando rabbia per anni di fronte a certe scene, silenziosamente rassegnato a dover andare in montagna di notte, o battendo la traccia per ore e ore in metri di neve cercando di evitare situazioni come quelle di ieri, o andando con condizioni “discrete”, ma discrete per davvero, non quelle di ieri alla goulotte…

RaV

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