Caporal – Danza sull’orlo

Caporal – Danza sull’orlo
La gita
bumbumbormida
03/11/2006

Ieri mi sono detto…cavolo aspetto di andare a vedere sul posto, non scrivo niente, non ho mai partecipato a diatribe informatiche. Trovo i mezzi informatici distaccati, non diretti e personali, tanto più quando diventa facile parlare con dei nick name. Ieri sera poi, davanti ad una birra il discorso è saltato fuori: “…cavolo su gulliver è montata su una polemica per quel gesto! Ma come si fa a scavare delle prese in un posto simile! Hanno fatto bene a cazziarlo!…”
Accendendo il computer questa mattina, un pò di curiosità l’avevo, devo essere sincero, ma ancora non ero sicuro di voler scrivere. Mi sono ritrovato invece difronte ad una delusione: la censura.
Per quanto sono sicuro che certi commenti si siano rivelati un po’ forti, spinti da un impulso del tutto comprensibile, la “reprssione”, il “non facciamo montare la polemica” proprio non lo capisco, mi ferisce. So benissimo che le sezioni dedicate alla registrazione delle gite non è il posto per le discussioni – una volta c’era il forum! -, ma mi fa male pensare che le stesse persone che stimavo e che credo più di me abbiano a cuore la passione per quel mondo che ci lega (la montagna) abbiano messo in pratica tale restrizione. La libertà di discussione, di confronto, per quanto cruda possa diventare è stata sempre un motore di questo mondo così effimero, illusorio, profondamente personale e per questo tremendamente affascinante. La discussione su certi argomenti – che parola grossa usare ETICA! – a mio modesto avviso non banalizza la questione, può invece renderla più chiara (in quanto evidentemente non lo è), anzi può essere utile per evitare che certe azioni sviliscano quel gioco sottile che ogni domenica, in forme per ciascuno diverse, tutti noi andiamo a cercare.

La valle dell’orco è entrata dentro di me all’improvviso, per diversi motivi. Mi è esplosa dentro con la forza di un ciclone. E’ diventato uno dei miei posti più cari, e sia chiaro questo non mi conferisce assolutamente diritti in più rispetto ad altri. L’alone leggendario del Nuovo Mattino mi ha stregato. Sono uno stupido, è chiaro, il momento storico-politico era ben diverso, tutto ribolliva in quegli anni, anche i moti di rifiuto assumevano più forza. Il non aver vissuto quei momenti se non attraverso gli scritti dei protagonisti, aver solo 25 anni, il non essere stato li nel ’78 a piantare chiodi su quelle rocce di sicuro mi impedisce di comprendere appieno tutti i significati di cui è intrisa la storia della valle. Ma quell’ideologia sottile dei Motti, Grassi, Galante, Manera, Beuchod, Kosterliz quel pensiero romantico di vivere la scalata è un pensiero a cui tengo. E’ affascinante pensare che l’arrampicata sia un mezzo per vivere sensazioni più fini e profonde.
Il gesto che è stato compiuto, il voler abbattere a tutti i costi limiti personali adattando la montagna al prorpio egoismo stride con la valle, stride con lo stesso andare in montagna. Diventa una mancanza di rispetto nei confronti della storia di chi ci ha preceduto, di chi ancora oggi prende bastonate perché di li non passa: figli del nostro tempo dove ormai tutto ci appare a portata, dimentichiamo che è comunque sempre la montagna che ci deve lasciar salire.
Mi rendo conto che sono prolisso e vi ho smarronato…mi dimenticavo di dire che oltre ad uno stupido, sono un cagacazzo!
Chiudo riportando a chi ha ancora voglia di leggere le parole di Gian Piero Motti trovate nella vecchia guida della valle: -…Ma soprattutto sarei felice se su queste pareti potesse evolversi sempre maggiormente quella nuova dimensione dell’alpinismo spogliata di eroismo e di gloriuzza da regime, impostata invece su una serena accettazione dei propri limiti, in un atmosfera gioiosa, con l’intento di trarre, come in un gioco, il massimo piacere possibile da un attività che finora pareva essere caratterizzata dalla negazione del piacere a vantaggio della sofferenza…-
Andrea Bormida

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