Rimessomi dal brutto volo a testa in giù di metà Luglio, dovuto alla rottura di un appiglio e graziato dal mio chiodo, decidiamo di riprovarci scegliendo la rampa ascendente che da sinistra a destra taglia la gengiva che fa da base al da noi ambito spigolo. Parte della nottata a pensare al diedrino che condurrà al pulpito di uscita della via, senza poi contare lo spigolo sottostante. Con questa roccia, sul versante nord, bisognerà prestare attenzione. Il ricordo del volo di Luglio non aiuta, ma l’entusiasmo è tanto e Ste in questi giorni mi mette comunque la carica!
Si parte. Colazione da Vigo a Masone e su subito in Ravugna. Fa freschino ed è coperto, ma dovrebbe girare in tramontana, e così è.
Risalito il primo tiro, che già avevamo salito la settimana prima, disgaggiandolo poi a dovere in calata per garantire una salita più sgombera da incertezze ai prossimi ripetitori, raggiungiamo la prima rovere di sosta.
Un friend, una serie di chiodi, e Stefano mi recupera improvvisando una sosta su tre punti alla base di un primo diedrino, schivando a sx un’uscita diretta su un improbabile pulpito di rocce rotte ed accatastate. Salendo, sfruttando la salita da secondo ed il materiale nello zaino, cerco di ripulire alla meglio ogni appiglio ed appoggio da terra, muschio ed erba, sempre pensando alle prossime ripetizioni.
Riprendo Ste nel secchiello che riparte, e raggiunge dopo un bel passo di uscita dal primo diedrino ed un altro in traverso a sx, lo stretto passaggio che condurrà al pulpito di S2. Recuperate le corde, smonto così la sosta e lascio un solo chiodo in loco, ripulendo anche qui la piccola nicchia-cengia che fa da base al diedrino da erba e terra. Dopo la prima pioggia sarà un pied a terre.
Uscito dallo stretto passaggio raggiungo Stefano in comodissima sosta. Un po’ di segaccio a tagliare una pianta che rende le manovre piuttosto scomode ed un’occhiata sopra di me. Il breve diedro che avevo fino a poco prima studiato da sotto col binocolo si presenta ora, finalmente, davanti ai miei occhi. Sono solo pochi metri, ma il cielo azzurro, il sole e le nuvole, lo rendono più bello.
Affrontata direttamente la placca sopra la sosta, proteggendomi con un friend grande, guadagno la cornice orizzontale che conduce alla base del diedrino. Una fessurina taglia le sue due facce. Un paio di chiodi, un po’ di pulizia salendo piano piano verso l’uscita ed un nut sul bordo del pulpito. Visto che mi sono camallato su tanta roba, tanto vale usarla…e poi…dopo quel volo…
Uscito sul pulpito faccio sosta intermedia su spuntone ed alberello e recupero Stefano. Valuto che la placca esposta è si invitante, ma vedo troppa roba rotta alla sua base ed ho più poco materiale per proteggermi.
Opto così per un altro diedrino chiuso al di sopra da un tettino che però mi consente di proteggermi con un bel nut. Il passaggio è valutabile con un 5c. Provo il passo, ma poi opto per il fessurone offwidth alla mia destra. Disgaggio prima un grosso masso utilizzando una fettuccia a mo di arpione, e poi mi infilo dentro. Un passo un pò scomodo e sono fuori, sopra si cammina ed in tre balzi sono alla rovere che vidi l’ultima volta 4 anni fa, quando con Simone e Nicholas aprimmo la primissima via, FerToBon. È dalla stessa rovere che ci caleremo, stavolta dal versante Nord e facendo ancora un po’ di pulizia prima di tornare alla macchina. Andata Ste!
Finalmente una giornata piena e libera da impegni da dedicare al nostro piccolo ma per noi ambizioso progetto: l’apertura di una via dal basso che vincesse lo spigolo Nord della prima rocca, tutto esclusivamente con protezioni tradizionali.