Campelli (Cima) da Arvogno

Campelli (Cima) da Arvogno
La gita
larix66
5 30/12/2015
Accesso stradale
Niente da segnalare

L’inverno anomalo continua ad offrire giornate ideali per gite escursionistiche anche di un certo impegno. La gita di oggi, per le difficoltà che si incontrano nella parte alta del percorso, si pone tra la classificazione escursionistica e quella alpinistica; secondo le capacità individuali, il passaggio chiave rappresentato dal canalino che dal versante Nord-Est porta all’intaglio tra la Cresta Sud-Ovest e il corpo roccioso della vetta può essere affrontato con o senza materiale alpinistico che comunque sarebbe prudente avere con sé. A monte del canalino è stato attrezzato un punto di sosta con uno spit utile per una calata in corda doppia. Una mezza corda da 30 m è sufficiente per raggiungere la cengia; qualora il ghiaccio rendesse necessario calarsi fino alla sottostante pietraia la lunghezza dalla corda andrebbe almeno raddoppiata.
Partiti abbastanza presto da Arvogno ci godiamo lo spettacolo del primo sole sul gruppo della Scheggia e dei Campelli; le temperature si mantengono decisamente superiori a quanto ci si aspetterebbe per la stagione, già al mattino, mentre la prolungata siccità mantiene asciutto il terreno lungo tutto il percorso, compresa la parte esposta a Nord-Est dove il sole in questa stagione non entra praticamente mai. Il terreno compatto e l’assenza di ghiaccio rendono l’ascesa della pietraia paradossalmente più sicura che in estate; anche il canalino solitamente umido si presenta completamente asciutto e privo di ghiaccio. La poche placche di neve residua qua e là nella parte alta del pendio, totalmente evitabili lungo il percorso, non hanno subito fusione e si presentano dure e compatte. Raggiunto l’intaglio sotto l’ultimo spuntone della cresta Sud-Ovest che si affaccia sull’Alpe Forno, nel dirigerci diagonalmente verso la cima affrontiamo ancora alcune roccette non difficili ma piuttosto esposte, evitate invece in discesa sfruttando una cengia erbosa più in basso, passaggio segnalato da un ometto, dove l’erba secca e scivolosa rappresenta un’ulteriore difficoltà legata alle anomale condizioni attuali. Nell’ultimo tratto sotto la vetta tornano utili i bastoni prudentemente tenuti a portata di mano visti i frequenti tratti erbosi. Tornati alla cengia sotto il canalino decidiamo, visto l’orario, di fare una breve visita alla vicina Punta Gemma, senza però tentare la salita al gendarme sommitale raggiunto non si sa come dal mai dimenticato Primo Bonasson, che diede il nome attuale a questa punta e lasciò un chiodo per la calata ancora visibile sulla sommità. Il grosso gendarme, che sfida la gravità con una vaga somiglianza ad un Moai dell’Isola di Pasqua, resta a lungo illuminato dal sole mentre il resto della Punta Gemma si trova nel cono d’ombra della cima Campelli, e proietta la sua ombra come lo gnomone di un’enorme meridiana sul versante Sud della Cima dei Casaletti.

Gita in compagnia di Lorenzo, decisamente a suo agio sulle difficoltà tecniche di questo itinerario (a differenza del sottoscritto).

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