Oggi con l’amico Franco cambiamo genere di escursione; ieri ci siamo rilassati su strade e comodi sentieri, oggi un ritorno al nostro genere di escursione per noi più gratificante, su sentieri poco marcati, sporchi e soprattutto il fuori sentiero seguendo all’incirca il filo delle dorsali, costoni e canali, che sono poi le vie naturali della montagna, praticando un escursionismo di ricerca e/o di scoperta per non usare il termine esplorazione che mi pare non adeguato al territorio in questione in quanto credo che in passato i nostri avi questi territori li abbiano percorsi in lungo e in largo sfruttando all’inverosimile le poche risorse naturali disponibili. Pertanto il nostro modo di andare in montagna potrà essere al limite definito “di ri esplorazione” alla ricerca del, come lo definirebbe lo scrittore Marco Cima, “Paradiso perduto” e se preferite, io aggiungo, “Inferno perduto”, la differenza sta solo, in quei tempi passati, se per l’uomo sono state più le gioie o più le sofferenze e i patimenti; ma noi in qualità di posteri non riusciamo a dare “l’ardua sentenza”, anche se personalmente, essendo io un discendente diretto di questi colonizzatori della montagna, dai racconti della mia famiglia ho sempre inteso che, a parte qualche disavventura, i nostri avi hanno vissuto abbastanza bene; chiaro che è un “bene “ rapportato al tenore di vita di quei tempi. Con queste poche parole, spero di aver chiarito il perché noi siamo molto soddisfatti e felici quando riusciamo a portare a termine un percorso diciamo solo “particolare” con un grande dispendio di energie psico-fisiche; ho usato il termine spero proprio perché non vorrei che qualcuno pensi che facciamo questo per metterci in mostra, non fa parte del mio carattere, o peggio pensino che ci manchi qualche rotella nel cervello! Tornando ora alla gita che dire: bellissimo giro, anche se ho faticato un po’, ma questo credo sia da imputare all’anagrafe, mi ha fatto molto piacere la variante di discesa, passare nei territori dove ha vissuto per 80 anni, a suo modo felicemente, il mio caro nonno materno.
Aggiungo solo un grande grazie all’Amico Franco e un Buon 2015 a tutti i gulliveriani ed ai lettori di Gulliver.