Gita decisamente selvaggia, con poco sentiero e molta parte di avventura (utile se non indispensabile la traccia qui presente di Franco@A, ma nonostante ciò talvolta sono finito nei rovi e vegetazione invadente). Partenza dal Ponte Folle e salita lungo la strada delle miniere (un po’ spettrale). Raggiunto il secondo ponte, è iniziata la salita per sentieri nel bosco, con qualche perplessità sulla via da seguire, poi spostandomi a sinistra ho raggiunto il torrente che ho attraversato nei pressi di una bella cascata, e quindi mi sono portato sui bellissimi prati costellati di baite del versante opposto. A circa 1300 m, sempre seguendo la traccia gps, ho nuovamente attraversato il torrente verso destra, questo sicuramente è il tratto più scomodo del percorso, perchè l’antica traccia ormai è svanita, e lascia posto a rovi e arbusti. Anche la risalita della sponda opposta è faticosa, fino quasi alla dorsale, dove si incontrano alcuni ometti e poi finalmente un sentiero più marcato, oggi ricoperto da viscida erba secca. Questo sentiero sale gradualmente una dorsale, per poi compiere un traverso insidioso con neve o ghiaccio, ma oggi tutto ok. Raggiunta nuovamente la dorsale, la traccia piega verso destra, in direzione dell’Alpe Pian del Gallo Inferiore e Superiore, poste in luoghi davvero dimenticati dal mondo. La traccia un po’ appare un po’ scompare, ma il percorso è intuitivo, pur attraversando ripidi pendii erbosi. Dopo il secondo alpeggio compare un po’ di neve, giusto una spanna, che non crea comunque alcuna difficoltà. Raggiunto il Colle Pian del Gallo, non mi lascio sfuggire la vicina Cima del Pianello, salendo il pendio innevato (20 cm) fino al grosso ometto in cima. Ridisceso al colle, proseguo come da programma sulla dorsale in direzione della Cima Biolley, con chiazze di neve nella prima parte, e innevamento continuo nei tratti in cui il sentiero si sposta sul versante di Scalaro, esposto a nord. Anche in questo caso nessuna difficoltà. Dalla cima, sceso comodamente lungo la traccia gta in direzione del Colle della Cima, dal quale in pochi minuti si è sulla Cima Bracca (che avevo già salito anni fa con le racchette da neve). Da questa, ritornando al colle, ho inizialmente trovato un evidente sentiero che scende nel vallone sottostante verso Traversella, peccato che poi questa si perde facilmente, perciò mi sono ritrovato a scendere alla buona per pascoli abbastanza ripidi, finchè nei pressi di un canalone ho recuperato il sentiero, che mi ha riportato con un comodo traverso pianeggiante alle baite incontrate all’andata. Da qui nuovamente per il percorso a me noto, fino all’auto, che raggiungo con gli ultimi scampoli di luce, d’altra parte oggi le temperature primaverili invitavano a godersi appieno la giornata).
Nessun umano sul percorso, e stranamente nemmeno animali avvistati.