Bianco (Monte) Cresta del Brouillard integrale

Bianco (Monte) Cresta del Brouillard integrale
La gita
enzo51
5 19/07/2019
Accesso stradale
Tutto a posto

Da la Visaille (sbarra) attraverso il Miage all’imbocco del terzo evidente canalone (cosidetto dei cristallieri), sulla destra, risaliamo al Col brouillard evitando in tal modo le aig rouge (ancora vivo il ricordo del loro attraversamento di solo un anno fa, servito a nient’altro che a complicarci la vita). Il canale da solo con i suoi 1000m do dislivello, e’ gia’ un viaggio. Fortunatamente la tanta neve che ancora lo ricopre al fondo ci ha agevolato non poco ad arrivare al colle del Brouillard, da dove date le ancora tante ore di luce, d’obbligo era proseguire (su gran secco) al fine di bivaccare quanto piu’ alti possibile.
Scavalcata la Baretti ( con oggi, due gia’ le volte su questa remota punta), tra questa e il m. Brouillard li di fronte, troveremo la piazzola ideale per quello che sara’ un bivacco sotto le stelle, non tra i piu’ felici da ricordare (-3°, diventati -5° al risveglio). avevamo neve per fare acqua e cucinare appena a lato la piazzola.
Una bella luna, non risolleva che in parte dai troppi pensieri, che scaturiscono alla mente all’idea di salire quell’imponente muraglia che e’ il picco L.Amedeo li di fronte a noi, quasi una sfida con la natura.
In tanden con due giovani baldi tedeschi incrociati al col Brouillard, provenienti dalle aig. Rouge, saliamo i primi tre tiri scaricandoci addosso a vicenda di tutto e di piu’.
Ci sono ancoraggi fissi un po’ ovunque, ma anche ghiaccio a rendere i passaggi duri da superare piu’ del dovuto, con zaini pesanti per via di tutto quanto il materiale da bivacco al seguito, come d’uso in una spedizione.
Dal picco Amedeo gia’ si intravvede la parte alta fino al calottone del bianco, ma sara’ una cosa ancora lunga che ci sottrarra’ tutta la seconda parte della giornata. Un carosello infinito di saliscendi persino una doppia di 25m (ancoraggi fissi in loco). Continui passaggi fino al III° in roccia, poi su neve, quindi su roccia di nuovo, frequenti gli aggiramenti a riprendere la cresta piu’ in alto, fino al punto dove inevitabile e’ stato procedere ramponati per fondo in ghiaccio vivo ricoperto da un sottile strato di fresca.
Una qualvolta in cima al M.B.de Courmayer che osservavamo elegante che mai dall’ultimo dei salti in roccia, abbiamo capito che c’e l’avremmo fatta. Rimanevano ancora due torrioncini ( il primo scavalcato sul filo, l’altro aggirato sulla sx in ghiaccio faccia monte , molto delicato). Breve discesa all’ampia spianata del Col Major e risalita del calottone finale al tetto d’Europa, senza piu’ ormai un briciolo di fiato in corpo
Sono le 6.30 di sera del giorno dopo, tempo per scendere con sole ancora alto giu’ al Gouter ne abbiamo. Saranno ormai le nove, quando il gestore ci invita vedendoci in uno stato non dei migliori a sederci per una minestra e poco altro di cio’ che restava del pasto, con tutti ormai a letto per la fuga in vetta dalla normale del giorno dopo, da noi utilizzata come via di discesa, ma essenzialmente e piu’ specificamente la fine di un incubo, ma anche la consapevolezza di aver vissuto quella che e’ la vera avventura con la A maiuscola.
I nostri tempi: 1 g. 14h30, 2500m di dsl, 2 g. 12h30, 1000m da bivacco fino in cima al Bianco saliscendi compresi, 3 g. per il rientro via nid d’Aigle (trenino) funivia (Les Houches), navetta fino a Chamonix, bus a Courmayer (rientro in Italia). infine navetta a risalire a riprendere l’auto a la Visaille.

Con Gianni Predan (pro), un sogno diventato realta’

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