Bianco (Monte) Sperone della Tournette

Bianco (Monte) Sperone della Tournette
La gita
dmors
5 10/08/2012

ATTENZIONE: IL GHIACCIAIO DEL MONTE BIANCO E’ PROFONDAMENTE CAMBIATO! LA DESCRIZIONE QUI DI SEGUITO ALL’ACCESSO DEL Q. SELLA NON E’ PIU VALIDA (VEDERE FOTO)

Una via di “grande” alpinismo, lontana dalla folla delle vie normali. Accesso al rifugio e sperone sono da considerarsi come un’unica via con uno sviluppo di oltre 2000 metri, in quanto presentano le medesime difficoltà tecniche.
Riguardo all’accesso al rifugio dal ghiacciaio del Miage, la parte in cui stare di più all’occhio è l’attacco. Quando siamo saliti noi abbiamo incontrato una cordata in ritirata dal canalino alla destra orografica del ghiacciao del Monte Bianco (da dove si prende la cengetta per salire in cresta, vedi descrizioni delle altre gite) perchè alle 9.30 scaricava già, nonostante il sole ci arrivi verso le 11 in agosto, e hanno preso una pietrata in testa. Noi siamo passati dal ghiacciaio scalando il serracco (destra orografica, senza entrare nel canalino). Quando siamo passti noi c’era uno scivolo con pendenza 50%, su cui si sale il primo risalto del serracco. Da lì si punta a sinistra (senso di marcia) per salire su una cresta di ghiaccio e portarsi fuori dalla portata dei serracchi soprastanti. Una volta in cresta si sale agilmente in ambiente abbastanza sicuro, superando un labirinto di crepacci. Il cammino è tortuoso ma non diffcile. Giunti all’altezza di un grosso canale nevoso sulla sinistra che scende dallo scivolo nevoso accanto al Sella si punta in quella direzione uscendo dal ghiacciaio del monte bianco. Si attraversa un pianoro nevoso e si punta direttamente in cresta do si incontrano gli ometti per salire al Quintino. A nostro avviso questa è la via più sicura, anche se richiede un po di dimestichezza con alcuni tratti di ghiaccio verticale ed è un pò più lunga della via normale (trovare la strada tra i serracchi è divertente ma richiede un pò di tempo).
Dal Sella, lo scivolo nevoso che bisogna risalire fino alla selletta, da cui si scende ul ghiacciao del monte bianco, non è da sottovalutarsi. Si tratta di un pendio 500m con pendenza 50-60%. Quando siamo andati noi era di tutto di ghiaccio esposto, per cui abbiamo proceduto in conserva protetta (che ci ha rallentato). Arrivati alla sella nevosa per scendere sul ghiacciaio e arrivare all’attacco dei Rocher de la tournette la foto postata qui da massimonavarra può essere fuorviante. Se è vero che bisogna tenersi alti sul ghicciaio, il passaggio lungo la linea gialla nella foto costringeva a fare un traverso su ghiaccio vivo per niente sicuro. Noi siamo passati leggermentze più in basso su una pendenza meno accentuata, saltando qualche crepaccio.
Per attaccare i Rochers, nonostante alcune guide suggeriscano che si possa superare la conca del ghiacciaio del Monte Bianco e attaccare lo sperone per un canalino roccioso, a noi è sembrato più logico passare sul ghiacchio, a metà tra il canalino e l’isolotto roccioso. Il canalino scarica massi di dimensioni notevoli (anche se con un buon rigelo è abbastanza stabile). Risalire il serracco è più facile e sicuro (qualche metro di ghiaccio verticale un pò marcio).
Come descritto da massimonavarra lo sperone si attacca a 3900 infilandosi su per un evidente canalino di roccia e ghiaccio a sinistra del senso di marcia. Da lì si rimane sempre abbastanza in cresta, tenendo la destra. Non ci sono ometti lungo la via, ma i segni dei ramponi sulla roccia sono (quasi) sempre abbastanza evidenti.
Tra il primo scivolo nevoso e un’oretta persa a cercare una vite da ghiaccio perduta in una manovra di corda, noi siamo arrivati alla fine dello sperone verso le 16.30 (siamo partiti dal Sella alle 3.00). Abbiamo quindi passato la notte al bivacco Vallot (che fa veramente schifo) dormendo avvolti nei teli d’emergenza e scendendo per la normale al Gonnella la mattina sucessiva. Così facendo le condizioni della via di discesa (cresta Bionessay e ghiacciao del gouter) erano perfette (attenzione al punto in cui si scende sul ghiacciaio perchè con tempo caldo scarica pietre), ma la notte passata al Vallot non è certo tra le più comode che abbia vissuto, tra i -10 gradi e l’odore di spazaztura che aleggia nel bivacco.

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