Bianco (Monte) Cresta Integrale di Peuterey

Bianco (Monte) Cresta Integrale di Peuterey
La gita
fabrizioro
5 19/08/2023
Accesso stradale
ok

Un minuscolo nevaietto risalendo verso le Dames Anglaises dopo le doppie della Noire. Un nevaio più ampio ma molto sporco dopo le doppie della Casati. Altrimenti, la prima neve da sciogliere sarà sulla Blanche

Neanche due settimane fa al camping La Sorgente ci avevano visto rientrare con le orecchie basse. Un masso grande come un laptop da 15 pollici, venuto giù recuperando la corda nelle ultime doppie dopo la Aiguille Noire, mi ha sfasciato il casco per poi rimbalzare sul ginocchio di Enrico dell’altra cordata. Illesi i nostri rispettivi compagni, Ale e il Boiler, che giustamente si sono poi legati tra loro raggiungendo la vetta del Bianco l’indomani, mentre noi volavamo verso il Pronto Soccorso.
Il desiderio di tornarci era grande, anche a costo di rispararmi da capo tutta la lunga (ma bellissima) cresta Sud della Noire: ormai posso dire di conoscerla… Così all’amico Ivan, in cerca di grandes courses, ho fatto questa proposta indecente. E lui ha accettato.
Lungo la prima parte patiamo parecchio il caldo e la sete, ma i litri che portiamo sulle spalle devono servirci anche per la cena, la colazione e l’intera giornata di domani: i nostri amici ci hanno avvertito che la prima neve da sciogliere, infatti, sarà sulla calotta della Aiguille Blanche… In compenso, ci rincuora la simpatia di Giordano, guida alpina di Trento, e Luca, che condividono con noi tutta la cresta fermandosi a bivaccare sulla Noire. E peccato che, all’alba, la stanchezza li abbia spinti a rinunciare e scendere lungo la normale.
Restiamo dunque soli ad affrontare le temibili doppie dalla Noire. Molte cordate sono state recuperate in questo tratto proprio per gli incastri della corda, così ad ogni calata tiriamo un sospiro. Sorpassiamo il masso maledetto (lo riconoscerei tra mille!) e arriviamo alla base della parete Nord. Risalendo il pendio verso le Dames Anglaises, intravvedo un residuo di nevaietto poco distante: questa sì che è fortuna! Quando ripartiamo, abbiamo perso tempo ma abbiamo guadagnato litri preziosi.
Nel frattempo, una cordata di spagnoli davanti a noi ha palesemente sbagliato linea e sta disgaggiando le Dames Anglaises, rovesciando nel canale rocce di ogni tipo. Ci incasiniamo un po’ a capire dove passare, ma Ivan ha l’intuizione più corretta e tocchiamo in breve la cima della Punta Casati. Altre calate, risalite e ravanate e – dopo un canalino che vince il primato del marciume – sbuchiamo al Bivacco Craveri.
Da qui inizia un lungo tratto in cui incontriamo svariati terreni, dagli sfasciumi alle placche più compatte, aggirando il Pic Gugliermina e risalendo uno sperone che ci riporta in cresta, fino a metter piede sui 4107 metri della Punta King. Percorrendo quindi l’affilata mezzaluna nevosa dell’Aiguille Blanche, tocchiamo anche le altre punte. Ed ecco le sette doppie che ci depositano al Col de Peuterey.
Pestiamo al meglio la neve per realizzare una piazzola, rifacciamo scorta di liquidi lottando col vento gelido e ci infiliamo nei sacchi a pelo. In realtà nessuno di noi chiude occhio: domattina prima dell’alba vogliamo scalare i delicati tiri di V+ che quest’anno evitano l’attacco solito del Grand Pilier d’Angle, interessato da crolli. Più di tutto ci preoccupa la telefonata di un amico guida alpina, che il giorno prima ha voluto avvertirci delle scariche che, proprio lì, alle 9 l’hanno convinto a farsi recuperare dall’elicottero. Scegliendo di bivaccare al Col de Peuterey e attaccare il Grand Pilier d’Angle col buio, avremo delle chance in più?
Alle 5 la situazione pare tranquilla: si prosegue! Fatichiamo il giusto su questa variante in scarponi, a freddo: una bella sveglia… La bellezza dell’ambiente stempera un po’ la stanchezza e la tensione, ma diversi blocchi instabili (stile Willy il Coyote e quelle rocce che precipitano insieme a lui) ci chiedono di mantenere alta la concentrazione su tutta la cresta. Quando iniziano i pendii nevosi, ci accorgiamo di essere ben più alti della Chandelle. Purtroppo il caldo e il vento dei giorni scorsi hanno guastato parecchio le condizioni, così ci troviamo costretti a fare alcuni tiri su ghiaccio vivo. Con una picca a testa le chiappe son ben strette, ma Ivan prende in mano la situazione e ci ritroviamo finalmente a sbucare oltre l’enorme cornice: ancora un po’ di fiato corto negli ultimi pendii e alle 14.45 siamo in vetta al Monte Bianco!

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