- Accesso stradale
- Strada stretta e poco parcheggio a Rivotti
Saliti e scesi dal Vallone di Sagnasse, buon sentiero fino al Gias dei Laghi dove, per il Gias Giom, si lascia il n. 319 a favore di una vaga traccia che parte dietro la bifida baita più settentrionale dell’alpeggio (la si riesce a seguire grazie agli ometti). Per raggiungere il ripiano superiore, in prossimità del Gias Giom abbiamo risalito il ripido pendio erboso a fianco del ruscello tenendoci alla sinistra di questo (dx idrografica) come da itinerario, ma attraversando il piccolo gruppo di case, si trova una labile traccia sulla destra dell’ultimo edificio che permette di salire su terreno meno acquitrinoso e scivoloso (fatto in discesa). Molti acquitrini e qualche tratto di erba alta sia poco prima del Gias Giom sia nella prosecuzione del percorso dal pianoro a monte del Gias (occhio ai buchi tra erba e pietre). Dal ripiano superiore la traccia si fa meno evidente e gli ometti scarseggiano (ma cercando il percorso migliore, qua e là li si trova). Il terreno è tuttavia agevole, si susseguono dossi e piccole conche tra erba e rocce montonate (ambiente splendido!) e si prosegue in direzione NE avendo come punti di riferimento la lunga dorsale che culmina sul Barrouard a sinistra e la Costa Pra Longis più in lontananza sulla destra verso la quale occorre puntare. E’ inoltre visibile in alto a sinistra la sommità di un caratteristico torrione sulla cresta che collega il Barrouard al Corno Bianco: al di sotto di questo inizia il traverso che, evitando le asperità rocciose non percorribili escursionisticamente, conduce al colle tra le due cime del Corno Bianco. Siamo passati accanto ad un caratteristico dosso roccioso (traccia e ometti) e abbiamo raggiunto infine un piccolo pianoro con dei laghetti, al di sopra del quale ci siamo trovati a ridosso della cresta. Risalito il ripido pendio erboso su tracce di animali siamo sbucati in cresta a q. 2780, poco ad ovest del caratteristico torrione visibile dal basso. Proseguito dapprima sulla cresta poi aggirato alcuni spuntoni lato Val Grande per portarci al colletto alla base del torrione (passaggio delicato versante Valle Orco su pietra viscida). Al colletto arriva uno dei ripidi e sfasciumosi canaloni di accesso al Corno Bianco dalla Valle Orco e da qui una buona tracciolina di animali porta alla depressione tra le due punte. Una volta in vista della Cima Est si può rimontare il pendio erboso alla propria sinistra raggiungendo in breve la Cima Ovest (un passaggio un po’ esposto per arrivare all’ometto). Poi dal colle alla vetta principale senza problemi (qualche masso instabile a ridosso della cima).
Per la discesa ci siamo abbassati in direzione SO dal colle tra le due cime attraversando una pietraia a grossi massi e costeggiando la cresta ad una quota più bassa rispetto all’andata fino al pianoro coi laghetti (possibile alternativa di salita).
Gran bella escursione “alla canavesana”: zone pascolive ormai semi-abbandonate (Gias Giom e Gias dei Laghi sono deserti), itinerario mai scontato da ricercare tra erba “grassa” e piccole pietre nascoste, il vagare degli animali selvatici che aiuta l’escursionista nel farsi la propria via per la meta: stupendo! Anche se non consigliabile in caso di scarsa visibilità.
Al mattino sole, però sin dal primo pomeriggio le nuvole si sono addensate e i tuoni si son fatti sentire: per nostra grande fortuna siamo arrivati all’auto senza aver preso acqua.
Con l’indomita Stef (che qui gioca quasi in casa) e Primo, che vede sempre l’aspetto positivo di tutte le cose: oggi squadra vincente sul Corno Bianco. Un saluto ai due escursionisti saliti in cresta insieme a noi e a Karin, Ivano e Roberto (il mondo è piccolo!) incontrati poco sotto la vetta e saliti da Ceresole.