Bernina (Piz) Via Normale italiana dalla Diga di Campo Moro

Bernina (Piz) Via Normale italiana dalla Diga di Campo Moro
La gita
vicente
4 19/07/2015

Tutto sommato, seppur romantica con l’avvicinamento dai pascoli e l’arrivo ai ghiacci eterni, la via normale italiana e’ sconsigliabile (molto meglio quella svizzera dal Diavolezza). Avvicinamento eterno dal Marinelli (dove abbiamo pernottato; ottimo trattamento, ma occorre farsi lasciare colazione fuori perche’ quella alle 4.30 e’ una follia) alla Marco e Rosa (ci sono volute 4 ore buone), perche’ i ghiacciai si sono ritirati notevolmente, con un abbassamento sostanzioso, numerosi crepacci in giro e due terminali da passare per arrivare alla ferrata. La ferrata ha un accesso malagevole. C’e’ una scala lasciata li’ appoggiata su una cornice di neve che da qui a un paio di settimane al massimo non ci sara’ piu’. Meglio le scalette fisse, da raggiungere con un salto per evitare il buco della terminale. Una scaletta, comunque, non e’ piu’ fissata a dovere, ma e’ comunque ancora ancorata alla roccia. Per il resto ferrata molto fisica e che alterna tratti facili e sfasciumosi (occhio a non muovere nulla) ad altri piuttosto aerei e verticali. In sostanza, la vera ascensione e’ arrivare alla Marco e Rosa. Da li’ occorre avere ancora benzina nelle gambe. Per il resto, nulla da segnalare. La via e’ semplice tecnicamente e molto godibile (un solo passo di III dove puo’ far comodo un friend, specie se si e’ stanchi). Per il resto, passi di II e affascinanti crestine innevate talora piuttosto aeree, splendide. Panorama nullo in vetta, da cui siamo scesi immediatamente. Una corda da 30m e’ sufficiente. Tornare a Campo Moro e’ un viaggio. Saliscendi continui e distanze importanti.

Con Matalp e Gambalesta. Ci siamo alternati al comando durante la salita, sfruttando i punti di forza di ciascuno. Ci siamo ben compensati. Ottima compagnia e ottimo affiatamento. Ringrazio i compagni per avermi calato giu’ nelle doppie (ho definitvamente acclarato che il mio Reverso e’ troppo piccolo per far scorrere bene una corda intera). Entra nella top 3 degli incidenti piu’ assurdi in montagna la morsicatura del cane (che zanne!) a Matalp al rifugio Marco Rosa a 3609m (solidarieta’ e buona guarigione! un fatto che ha dell’incredibile). E’ servito essere tenaci e irremovibili davanti alle nubi che hanno avvolto la montagna intorno alle 8.45, nonostante la stanchezza per canale e ferrata. Un plauso a Gambalesta che ha guidato l’auto per quasi tutto il ritorno. 17 ore dal Marinelli all’auto, pause incluse.

Infine, una nota di demerito sul comportamento dei rifugisti per quanto concerne le indicazioni sullo stato della montagna. Mi sto stufando di chiedere (nei minimi dettagli) le condizioni ai rifugisti e sentirmi indorare la pillola fino al momento in cui si torna dalla vetta (per fortuna, raggiunta ancora una volta), si racconta del ravanaio che c’e’ e solo allora ammettono che le condizioni erano al meglio due settimane fa. Per non parlare dell’orario di colazione consigliato per andare al Bernina.4,30! Da ricovero in manicomio. Noi l’abbiamo fatta alle 2.50 ed e’ gia’ stata lunga cosi’. La rifugista ha ancora avuto il coraggio di dirmi che un solitario partito dal rifugio alle 4.15 ci ha raggiunti e superati! L’abbiamo visto: slegato su ghiacciai gruviera e con crepacci talora seminascosti, non ha mai fatto assicurazione. Siamo tutti buoni cosi’.. Siamo stati l’unica cordata a raggiungere la vetta. Altre due, partite presumibilmente alle 5 dopo aver seguito le brillanti indicazioni dei rifugisti,, hanno rinunciato alla Marco e Rosa.

Cio’ detto, resta la grande soddisfazione per il mio 13esimo Quattromila e per un’altra grande vetta portata a casa.

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