Bellavarda (Uja di) da Cuorgnè, traversata a Vonzo

Bellavarda (Uja di) da Cuorgnè, traversata a Vonzo
La gita
rfausone
5 23/06/2012
Accesso stradale
senza problemi
Traccia GPX
Traversata Cuorgnè-Bellavarda-Vonzo

Gita di immensa soddisfazione e per la quale era necessarie avere le gambe ma sopratutto la testa ben allenata.

Tempo fa, leggendo su Gulliver la descrizione di una traversata da Balmassa alla Bellavarda effettuata in 2 giorni da franco@A, mi è venuta l’idea di effettuare questa lunghissima traversata di cresta che si è rivelata il giro più lungo che abbia mai effettuato in particolare per ciò che riguarda la distanza. Alla fine il giro sarà superiore ai 32 chilometri e con ben 3150 metri di dislivello ed in fondo impiegherò “solo” un po’ meno di 12 ore e mezza, soste comprese.
Era ormai da un po’ che mi allenavo per questo giro, sia portando sempre con me moltissima acqua per fare peso che scegliendo gite con un forte dislivello e un grande spostamento. Anni fa mai mi sarei sognato di fare salite anche ”solo” con 1800-2000 metri di dislivello o con più di 15 chilometri di percorso ed invece negli ultimi anni eccomi qua a scegliere gite con sempre maggiore dislivello ed ultimamente anche con sempre maggiore lunghezza. Eppure c’è qualcosa dentro di me che mi spinge a fare ciò. Chissà dove andrò a finire?
Parto una ventina di minuti prima dell’alba da Piazza Martiri della Libertà e in breve arrivo alla Cappella di S. Giusto da dove inizia la bella mulattiera segnata con il numero 406. Supero alcune borgate e arrivo a Giaudrone, dove l’anno passato feci una lunga crepuscolare con Maurizio. Da qui in poi conosco abbastanza bene il percorso ma procedo con alcune difficoltà poiché mi manca l’energia e credo che la causa principale sia il caldo patito l’ultima settimana sul lavoro che è stato veramente massacrante!
Procedo a barrette energetiche, ma neanche dopo la terza che corrisponde per me a una quantità enorme, riesco a procedere meglio. Crackers e poi cioccolato, ma sempre niente, non riesco a trovare il ritmo dei giorni migliori! Ovviamente per me niente, significa faticare molto più di quello che sarebbe normale, magari ci fosse un’altra persona con me non riuscirebbe a starmi dietro. Io sono abituato a faticare ma oggi non va come dovrebbe. Tutto questo nonostante che alla partenza ed anche in questo primo tratto nel bosco mai troppo fitto, ci sia una gradevole brezza fresca e inoltre non sto patendo neanche il caldo. Insomma conosco troppo bene le mie reazioni da non sapere come fare per continuare, anche se so che mi aspetterà un percorso veramente interminabile. Arrivato a Monsuffietto incontro 3 pastori con i quali mi soffermo a parlare un po’ e si stupiscono alla scoperta del percorso che voglio fare. Uno dice che non arriverò neanche al lago di Monastero, mentre un altro crede molto di più nelle mie possibilità e al fatto che potrei farcela. Ovviamente so che questo potrebbe essere l’ultimo posto, dove trovare l’acqua e ne approfitto come ho fatto finora a ogni fontana, anche perché ho con me ben 3 litri e mezzo di liquidi, ma di più non potevo proprio portarne!
Proseguo un po’ meglio e arrivato al Monte Soglio incontro un altro escursionista che sta apprestandosi a scendere da dove è arrivato. Scambiamo alcune impressioni sulla giornata e quando sa delle mie intenzioni e che sono ormai a corto di viveri mi dice: io ormai sto scendendo e non ho più bisogno di energia e ti lascio di cuore quanto ho ancora, cioè una banana e una barretta proteica. Io accetto molto volentieri ed è in questo momento che entra prepotentemente nei miei pensieri l’idea che ho della montagna. Innanzitutto solidarietà e condivisione anche con lo sconosciuto e, infatti, non saprò nemmeno come si chiama questo escursionista.
Proseguo sulla cresta e faccio immediatamente fuori la banana vedendone subito i benefici. Non passa molto tempo prima di mangiare anche la barretta regalatami e vedo che finalmente le gambe iniziano a girare bene. Salgo velocemente l’Uja e sempre in traversata, tocco il Bric Volpat, poi l’Angiolino e la Vaccarezza. Finora la giornata si è mantenuta bella, tenendo lontana la preoccupazione causata dalle previsioni meteo non fantastiche per il pomeriggio. Proseguo sempre in cresta e arrivano le nebbie a coprire tutto; prima sono rade poi si infittiscono e corrono su per i pendii portando talvolta con se delle folate di aria quasi bollente.
Dopo il Monte Croass, la cresta si fa decisamente più impegnativa ed un po’ esposta, ora la traccia scompare quasi del tutto ma essere qui avvolto da queste nebbie è affascinante e provoca emozioni molto intense. Continuo a camminare e guardarmi intorno senza sosta mentre proseguo per la vetta successiva che mi porterà in quota sopra al lago di Monastero, insomma ne avrò ancora per un bel pezzo, ma sono ormai arrivato nella parte finale del tragitto.
Superata anche questa vetta, scendo per prati ripidissimi fino al Colle di Perascritta che deve il nome a un masso pieno di incisioni e poco più in basso incontro 2 ciclo-escursionisti. Colgo l’occasione di questo incontro per chiedere se hanno dell’acqua da darmi e siccome l’hanno presa poco sotto a dove ci troviamo, mi daranno dell’acqua ancora freschissima. Nuovamente mi torna in mente il discorso della solidarietà in montagna.
Qui faccio la mia prima vera sosta di una ventina di minuti. So che potrebbe sempre arrivare la pioggia da un momento all’altro, ma direi che me la sono proprio meritata! Dopo la sosta, continuo la mia salita verso la Rossa, superandola e dalla quale scendo lungo la sua ripidissima cresta Ovest fino al Colle della Gavietta. Ormai mi rendo conto che è fatta, ma il timore della pioggia mi consiglia di saltare la Punta Marsè per puntare direttamente alla Bellavarda. Arrivato all’Alpe Soglia che è posta esattamente sotto la direttrice di vetta della Punta Marsè, trovo una graditissima sorpresa: una fontanella cui bere e dove prendere acqua fresca da portare con me per questo ultimo tratto del mio lungo viaggio.
Dall’Alpe Soglia seguendo un discreto sentiero punto direttamente all’ultima vetta della mia traversata che è però ancora distante. Raggiungo la Bellavarda senza alcuna difficoltà ed eccomi finalmente arrivato!
Peccato solo per le nebbie che spesso coprono il paesaggio, ma la soddisfazione è veramente grande. Sosto un quarto d’ora prima di iniziare l’ultima discesa che mi porterà a Vonzo, e durante questo tratto incontrerò la mia prima vipera dell’anno. A Vonzo mi metto in contatto con chi mi verrà a recuperare e che “purtroppo” sta già arrivando. Già! È un vero peccato perché avrei certamente proseguito senza difficoltà ancora almeno fino a Chialamberto nel fondovalle.

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