Baus (Punta del) Couloir dei Bonsai Giganti

Baus (Punta del) Couloir dei Bonsai Giganti
La gita
michelegiraudo
3 22/02/2014
Accesso stradale
strada interrotta sulla diga della Piastra
Osservazioni
Visto valanghe a pera esistenti
Neve (parte superiore gita)
Primaverile/trasformata
Neve (parte inferiore gita)
Primaverile/trasformata
Quota neve m
900

neve continua dalla vetta del Baus fino alla diga della Piastra. Canale svalangato per quasi tutta la sua lunghezza, ma si riesce sempre a trovarne porzioni, sulle contropendenze laterali, liscie e ben sciabili. La neve è trasformata, ben assestata: le temperature quasi torride hanno fatto sì che ormai non ci sia più nulla appeso sopra le nostre teste. Ottimo rigelo notturno, saliamo senza lasciare traccie fino alla selletta sotto la punta. Per una discesa su neve cotta a puntino il nostro consiglio è di attendere fino alle 13: il canale dalle 12 in poi comincia a prendere il sole e date le temperature non impiega molto a scaldarsi e mollare quei 10 cm che ci fanno ululare e lacrimare ad ogni curva.

Gio e Stella partono alle undici di sabato mattina dal parcheggio della Piastra. Con loro una slitta carica a dismisura: abbiamo intenzione di dormire in tenda a San Giacu e non vogliamo farci mancare nulla: dai viveri (in abbondanza) ai liquidi (ancora più in abbondanza), dalla musica al falò (prendo del legno ben sèc da casa e carico sulla slitta). Io ed Elena partiamo verso l’una , seguiamo le orme della slitta raggiungendo in circa due ore la nostra meta ed incontrando gente che farnetica di due ragazzi incontrati poco prima che pregavano e bestemmiavano davanti ad un pilone (“saranno Gio e Stella che faticano il giusto salendo con la slitta!” dico tra me e me). Effettivamente oltrepassare le slavine che son cadute sulla strada, trainando una slitta carica è veramente un lavoro infame, ma Gio e Stella sono motivati e compiono l’impresa. Quando io e Ele arriviamo a San Jack, loro sono appena arrivati…sfiniti! Raggiungiamo la casa alpina Don Bosco, montiamo le tende all’asciutto sotto il porticato (che sta cadendo sotto i metri di neve accumulati), accendiamo un fuocherello e prepariamo tavola. Alle sei e mezza iniziamo cena, e la finiremo alle nove meno un quarto. Davanti ad un bel falò ci scaldiamo e parliamo del più e del meno mentre il porticato, con i suoi cigolii, ci ricorda che nessun luogo è sicuro. Nel frattempo il cielo si incendia di stelle e alle nove ci chiudiamo nei sacchi a pelo e ci ritiriamo nelle tende. Sveglia alle sei e mezza, riaccendiamo il fuoco, mangiamo qualcosa e partiamo per andare a vedere come sono dal vero ‘sti famosi bonsai giganti. La neve ha rigelato perfettamente, ma battendo i denti durante la notte io un po’ me lo aspettavo già. Così saliamo abbastanza veloci facendo attenzione a non pestare la moltitudine di carcasse di camosci (e anche qualche dahu) sventrati dai lupi. Comunque saliamo, saliamo e poi saliamo ancora e siamo ancora lontani dall’uscita del canale, eterno! Tra l’altro fino a mezzogiorno il canale non prende il sole, e in quell’ombra fa abbastanza freddo. Sul pendio che va dalla selletta alla punta del Baus invece il sole ci riabbraccia e ci spiega perché il Gesso di Moncolombo ha una portata come fosse in piena, come in primavera avanzata. Ci fermiamo sulle roccette qualche decina di metri sotto la vetta, una Solution Carbon ieri ci ha pelato i passaggini tra le pietre più in alto. Diamo un’occhiata alle traccie di discesa di Alain ed R. sulla est, mangiamo qualcosa, beviamo tutto e attendiamo fino alla mezza. Poi però dobbiamo scendere: bisogna ancora sbaraccare l’accampamento a Saint Jacques, ricaricare la slitta (che purtroppo non abbiamo battezzato) e tornare alla macchina possibilmente prima che faccia buio. Le prime dieci curve nella parte alta su neve cotta mi fanno ricordare le purunine ripiene sott’olio che abbiamo mangiato ieri sera, godere! Scesi nel canale invece cambia leggermente la storia: quando la porzione slavinata ci obbliga a stare nella parte al sole del canale, la neve è cotta e permette di aprire il gas, nella parte all’ombra invece la neve è ancora durissima, quasi non lascia tracce. Si attraversa tuttavia facilmente da una parte all’altra e si scende tranquillamente. Usciti dal canale il gas viene aperto come se non ci fosse un domani, provo a contare il numero di curve ma mi perdo a 726. Torniamo alla nostra tendopoli dove Ele ci aspetta divorando pagine di libri, ricarichiamo il tutto sulla slitta e si torna nella civiltà.

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