Azdahak da Sevaberg (Armenia), traversata Ovest-Est

Azdahak da Sevaberg (Armenia), traversata Ovest-Est
La gita
walkerwolf
4 29/03/2010
Accesso stradale
buono su strade principali, buche nella parte alta
Quota neve m
1900

Traversata di 2 giorni. Il primo di salita fino ad un colle a 3250 m e discesa sui grandi altopiani per 300 m di dsl. Calziamo gli sci dopo 15′ a piedi. Alle spalle il cielo ha ampi squarci di azzurro, ma sopra di noi le nubi corrono indiavolate e soprattutto si accumulano verso la nostra meta. Dai 2800 siamo su pendii immensi, la visibilità scarseggia e solo col GPS riusciamo a tenere la barra nella direzione voluta. Arriviamo ad un colle sovrastato da un’alta montagna, l’altimetro segna 3250, troppo alti. Scendiamo in un ampio vallone raggiungendo l’altopiano lungo il quale ci aggiriamo alla ricerca del lago e del possibile bivacco. Lo troviamo ma è saturo di neve e inagibile. Ripieghiamo verso una conca glaciale, che dà un minimo riparo dal vento furioso. E’ sovrastata da un imponente seracco, stiamo sulla dx fuori dalla sua mira. Scaviamo per un’ora lo spiazzo per piantare la tenda, un po’ problematica da installare causa vento, ma alfine resta ancorata da picche, bastoncini e pale. Ci infiliamo all’interno per una lunga notte (sono le 17,30). Ne usciamo al mattino dopo una notte tutto sommato confortevole nei caldi sacchi a pelo, fuori è almeno -18°. Le operazioni prima della partenza sono un po’ lente ostacoilate dalla solita bufera. Ci muoviamo ancora su questi altopiani in un ambiente più artico che montagnoso con effetti di luce quasi da aurora boreale. Dopo un’ora raggiungiamo la cresta spartiacque. Non se ne parla nemmeno di puntare alla cima principale, l’Azdahak totalmente avvolto nelle nubi. Dopo si alternano discesa su neve, a volte durissima a volte coi riporti di farinella, con tratti in piano e brevi risalite per superare diversi cordoni morenici. Più scendiamo più c’è sole anche se ci sono freddo e vento. Scendiamo un tratto completamente ghiacciato, per fortuna la pendenza è modesta, poi, inaspettatamente ci troviamo all’inizio di una goletta riparata; da lì fin quasi in fondo tutto firn. Arriviamo in prossimità di Tsaghkashen. Solita ospitalità con ottimo succo di more e caffè armeno in attesa cha Ashot ci venga a prendere col suo furgoncino giallo.

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