In caso di poca visibilità (come successo a me) non è semplice seguire il percorso indicato.
Se scegliete la variante A è necessario abbandonare il sentiero che sale al colle Raye Chevrere alcune decine di metri di dislivello prima di raggiungerlo. Per farlo è necessario individuare sulla destra un ometto che è grande, ma si confonde con le rocce, ed essendo distante dal sentiero, non è facile notarlo. Questo è un punto chiave, se lo si perde è un problema!
Se si sceglie la variante B bisogna abbandonare la mulattiera senza preavviso e senza indicazioni, il che è assolutamente anti intuitivo, in corrispondenza di un canalino percorso da un ruscello. Ripeto: manca qualsiasi indicazione e non ci sono ometti, quindi non è facile trovare il punto giusto per deviare.
In ogni caso sembra preferibile un altro itinerario, suggerito per esempio da Ayas Trekking, che segue il sentiero 7 anziché 6, risalendo verso il col Varotta.
Resta incomprensibile la scelta dei gestori del parco di non fornire la benché minima indicazione per il Mont Avic in loco, con la spiegazione seguente: “l’itinerario [per il Mont Avic] non è segnalato in quanto presenta alcuni tratti esposti; va effettuato solo accompagnati da persone esperte e con buone condizioni della montagna”. Come se le persone esperte avessero la facoltà di immaginare i percorsi che non conoscono e non avessero quindi bisogno di indicazioni..