Asta (Forcella dell’) Canale Nord

Asta (Forcella dell’) Canale Nord
La gita
sborderzena
09/04/2012

Gita in compagnia di Alain-Diego-Flowered. Attendiamo pazientemente le condizioni migliori…finalmente alla 7 del mattino oltrepassiamo il ponte. Percorriamo il sentiero, rimesso in ordine la scorsa estate -complimenti per l’ottimo lavoro- e, abbastanza velocemente, raggiungiamo la neve perfettamente rigelata (1750m circa). Ramponi e progressivamente entriamo nel cuore del vallone del Dragonet. La prima impressione è quella di trovarmi in un enorme cattedrale gotica. Poca luce e pochi colori. Dominano il bianco della neve e del ghiaccio e lo scuro, nero, delle rocce. Solo il cielo sopra a noi ci ricorda che siamo in tecnicolor. Le due Aste sbuffano neve, quasi fossero infastidite dalla nostra presenza. Un luogo incantato, misterioso e per questo molto attraente. Entriamo discretamente nel canale e le condizioni sono perfette. Neve pressata. Al colletto ci rilassiamo e nel frattempo il cielo, inizialmente velato, si pulisce e diventa azzurro. Un pò di sole ci coccola e ci trasmette nuove energie. Siamo pronti a scendere. Ci alterniamo nella discesa e sciamo ora nel canale ora sulle sue sponde, quasi fosse una specie di danza. Tutto fila. Il traverso corre veloce. In salita ci eravamo preparati un piccolo corridoio per agevolarci il ritorno. La rampa finale costringerà Alain a fare pochi metri con i ramponi, in quanto in superficie la neve è ghiacciata.
Du bon ski…
In salita mi è venuto in mente Andrea Schenone e al giorno della prima discesa. Me lo sono immaginato venire qui da solo.Tanti dubbi e poche certezze. Cercare e trovare il passaggio. Salire il canale e poi scenderlo, entrando in simbiosi con l’ambiente. Uscire dalla rampa e sentire l’euforia invadere la mente. Le paure e le incertezze svanire e lasciare spazio al senso di appagamento.
Una impresa che si realizzava in un magico pomeriggio di primavera una piccola, ma significativa, pagina di sci-estremo.
Con Andrea ho una buona amicizia. Ci sentiamo regolarmete e si parla ovviamente di discese. Il mio vuole essere, seppur modesto, il riconoscimento al suo modo di intrepretare lo sci-alpinismo-ripido (non importa l’etichetta che si dà) fatto ancora di ricerca, di ispirazione, istinto e coraggio.
Di osservazione attenta del pendio e di attesa del momento maturo. Uno sci romantico e lontano dalle piccole o grandi masse.
L’ultimo samurai delle Marittime

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