Argentera (Cime Nord e Sud) Traversata della Serra dell’Argentera per il Canale di Lourousa

Argentera (Cime Nord e Sud) Traversata della Serra dell’Argentera per il Canale di Lourousa
La gita
marcestonex
5 15/06/2021
Accesso stradale
3.50€ al giorno, se la casupola dal posteggio fosse chiusa bisogna andare al centro informazioni

Relazione Veloce:
Avvicinamento noioso ma comodo, Bivacco ok
Canale in condizioni ottime, neve portante e mai ghiacciata, traversata in cresta priva di neve fino alla Sud, lungo la normale presenti nevai insidiosi che obbligano a arrampicare in discesa su placca: molta attenzione.
Canale dei detriti pulito da neve fino a che non spiana, Rifugio Remondino per ora chiuso e rientro a Terme di Valdieri infinito.

Relazione prolissa:
Che splendida traversata! Partiti da Genova nel primo pomeriggio, abbiamo raggiunto Terme per le 16.30 e siamo partiti alla volta del Bivacco Varrone in mezzo alle nuvole basse. Il sentiero/autostrada è eterno, non sale mai in modo deciso ma perlomeno non è faticoso, e dopo un’infinita serie di tornanti finalmente sbuca al Gias Lagarot, da dove dovrebbe già vedersi sia il Canale che il Bivacco (a noi non pervenuti vista la visibilità 0). Da lì in ogni caso basta seguire le evidenti indicazioni e segnavia per arrivare in breve al Bivacco Varrone (2/2.30h da Terme, per quanto ci si possa mettere molto meno bisogna calcolare lo zaino pesante ed il caldo opprimente lungo il percorso). Finalmente dal Bivacco le nubi si diradano e ci mostrano il magnifico panorama intorno a noi e il lunghissimo Canale che ci aspetta l’indomani. Il Bivacco è tenuto abbastanza bene, c’è un po’di rumenta lasciata vicino al tavolo da poco rispettosi visitatori precedenti, mentre gli 8 letti presenti (+ 2 a doppio materasso, in caso ci fossero più di 8 persone contemporaneamente) sono puliti e dotati di almeno 1 coperta pesante ciascuno; unico difetto, è estremamente umido e presenta il caratteristico odore corrispondente, inoltre i materassi sembrano quasi essere “bagnati”: in ogni caso, è solo l’impressione. Non è presente l’angolo cucina, ma sono presenti posate ed anche alcune confezioni di cibo liofilizzato e non, qualcuna scaduta e qualche altra no. Vista l’impegnativa giornata che ci attendeva l’indomani, abbiamo giusto aspettato il tramonto per vedere i suoi magnifici colori illuminare in modo spettacolare tutte le ardite vette attorno a noi, e siamo andati a dormire presto, puntando la sveglia alle 4. L’indomani mattina, invece che il cielo stellato ad attenderci era una notevole coltre di nubi, che per poco non mi fa desistere: se è così già alle 4 del mattino, figurarsi nel pomeriggio! Decidiamo comunque di andare perlomeno fino all’attacco del Canale per la decisione finale e, incredibilmente, una volta arrivati lì dopo 30 min. di marcia su pietraia, le nuvole si diradano per lasciar spazio ad una giornata splendida che ci accompagnerà fino a tardo pomeriggio. Dal Bivacco all’attacco del Canale dovrebbe essere presente una traccia, che però alla luce delle frontali noi non abbiamo trovato, non sapendo neanche dove guardare non essendoci mai stati. Una volta calzati i ramponi e legatici con la corda, cominciamo la salita su neve molto ben assestata ma senza una traccia da seguire: poco male, la direzione è abbastanza ovvia. Arrivati agli isolotti rocciosi a circa 1/3 del canale decidiamo di traversare subito nella parte sinistra del canale, dato che da sotto ci sembrava leggermente meno pendente e quindi meno faticosa: dopo 5 metri facili su roccia, sbuchiamo sull’altro ramo e continuiamo la salita. Quando i due rami si ricongiungono, la pendenza aumenta fino a 45/50° circa, ma da qui troviamo come una manna dal cielo una traccia molto ben marcata che sotto non c’era, e che seguiamo avidamente fino in cima al Colletto Coolidge. Che panorama pazzesco! In queste condizioni per fare il Canale ci vogliono 3/3.30h, ma non è che siamo troppo allenati quindi magari qualcuno più forte di noi può metterci anche meno. Da qui, pausa ristoratrice veloce e si parte per la traversata: come al solito, siamo riusciti a sbagliare subito e salire in cresta molto prima della Cima Nord (credevamo che la croce che si vede fin dal Colletto fosse quella della Sud e quindi siamo saliti subito pensando che la Nord fosse sopra di noi), ed abbiamo proseguito in cresta per facili rocce fino in Vetta alla Nord; in realtà, bisognerebbe stare sulla cengia che taglia la parete fino sotto la Cima e solo allora salire in Vetta. Foto di rito e firma sul libro e si riparte alla volta della Sud: arrivare fino alla forcella è relativamente semplice, qualche placca liscia ma nulla di particolarmente difficile, mentre il camino per tornare in cresta dal colletto non scherza molto: già per trovarlo bisogna stare molto attenti, considerare circa 15 metri sulla cengia che parte dalla forcella e da lì è il primo passaggio (verticale) che sembra percorribile con difficoltà di II/II+; usciti quasi in cresta ci si ritrova davanti ad una paretina verticale di 2 metri protetta da un chiodo che a parere del sottoscritto, dato l’ambiente severo e forse anche la stanchezza, è più di III: abbiamo fatto un micro tiro di corda con sosta su spuntone in cresta (più avanti sono presenti dei cordoni, ma sono troppo scomodi rispetto a dove si sbuca), ed una volta giunti qui per facili massi si giunge finalmente al Tetto delle Alpi Marittime (calcolare circa 1.15/1.30h dal Colletto, meno se si è sciolti su questo tipo di terreno). Ma la gita è solo a metà, e perdere la concentrazione ora può essere molto pericoloso: per rientrare, occorre scendere lungo la normale dell’Argentera, itinerario non banale che al momento presenta chiazze di neve in punti che obbligano a passaggi d’arrampicata in discesa su placche non proprio facilissime. Raggiunta la più facile cengia sottostante, si arriva presto al Canale dei Detriti, eterno ma perlomeno completamente sgombro da neve fino quasi alla fine (comunque possibile rimanere su sfasciumi deviando qua e là sul fondo). Davvero molta attenzione se ci fosse qualcuno sotto al Canale, lanciare giù massi anche di notevoli dimensioni è quasi la normalità su questo terreno. Giunti in fondo, per grosse pietraie si raggiunge il Rifugio Remondino, attualmente chiuso, dove è presente una provvidenziale fontana ed anche un nutrito gruppo di giovani stambecchi con cuccioli, che vivono proprio li: occhio a non infastidire troppo per evitare dolorosi incontri/scontri (circa 2/2.30 h dalla Vetta, noi ci abbiamo messo di più perché davvero stanchi e senza liquidi). Da qui basta scendere per il sentiero che perde velocemente dislivello fino ad arrivare a Pian della Casa del Re, ed una volta lì pregare di ottenere un passaggio da qualcuno per evitare i 7 km e 1.30h che lo separano da Terme: a questo proposito, se si viene con più macchine sicuramente è molto meglio lasciarne una a Pian della Casa, ma attenzione che deve essere alta perché la strada è discretamente dissestata, o perlomeno al Gias delle Mosche dove invece possono arrivate tutte le macchine; se si venisse con solo una macchina, prendere seriamente in conto l’ipotesi di farsi questo pezzo a piedi il primo giorno onde evitare la mazzata finale il secondo. A naso, per l’intera traversata pause comprese per i più allenati ci vogliono circa 12h, noi ce ne abbiamo messe 14 e credo sia comunque un tempo ragionevole.
Con l’inannientabile Bea

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