Siamo saliti in giornata passando dal Rifugio Bozano arrivando così molto comodamente all’attacco della via. Abbiamo proseguito in conserva fino alla grande cengia biancastra (ometti). Da qui in poi, continuando a prediligere una progressione in conserva, siamo risaliti indicativamente per la variante diretta incontrando un chiodo con cordino blu alla base e un secondo chiodo sulla vena di quarzo verticale (molto bella), proteggendo con friend dove serviva. La grande placca l’abbiamo passata a destra, seguendo la fessura appena accennata menzionata nella Guida dei Monti d’Italia (35 m; punto di sosta a metà circa, III, IV) superando infine sulla destra l’ultimo torrioncino. Da qui in poi senza più alcuna difficoltà fino alla cima.
Noi abbiamo optato per un’intera da 50 m, una serie di friend BD (fino all’1), nut medio/piccoli (veramente utili), 5 rinvii classici, 2 rinvii allungabili, alcuni cordini.
Raggiunto il Rifugio Remondino sotto le prime gocce, ne abbiamo approfittato per mangiare qualcosa e bere una tisana (mi è piaciuta la nuova gestione), mentre per circa un’ora ha piovuto/grandinato. Alle prime schiarite ci siamo nuovamente incamminati per completare il lungo rientro alla macchina.
Solo noi sul Promontoire, un’altra cordata sul Campia. Diverse persone incontrate sulla normale.
Via di soddisfazione immersa in un ambiente veramente solitario e mistico, la Regina delle Marittime non delude veramente mai.
In compagnia del buon Cornel.