Aquila (Monte dell’) – Marathon

Aquila (Monte dell’) – Marathon
La gita
ten-ten
28/02/2009

Sulla via non resta molto da dire: parecchi sono i tiri facili su placca abbattuta ( quelli iniziali bagnati) che senza i pesanti zaini che ci portiamo appresso si potrebbero salire velocemente in conserva.
Per superare la cresta alberata tra il 5° ed il 6° tiro ci vorrebbe una motosega: gli alberi abbattuti dalla neve obbligano a vere e proprie acrobazie.Una cengia ricoperta di neve porta all’attacco dei tiri più duri:il primo 6a sarebbe tranquillo, ma una gragnola di blocchetti di ghiaccio caduti dall’alto investono Emanuele( che si butta prontamente giù ) e noi due in sosta, per fortuna senza conseguenze.
Il tiro successivo è ben più duro, anche se parzialmente azzerabile; seguono due 5+ il secondo dei quali finisce in un diedro ghiacciato da cui uscire è per me veramente dura.
Ancora placche facili e l’ultimo 5+ che lascio ad Emanuele.
Finita l’arrampicata,troviamo tantissima neve per raggiungere la croce di vetta con le frontali, dopodichè scendiamo alla tanto sospirata costruzione semidiroccata ed invasa dalla neve, ma ospitale per il nostro allegro bivacco.
La mattina ci svegliamo sotto una nevicata: visibilità ridotta a 20 m e cominciamo a scendere sul versante nord.
Ma quando dovremo riprendere la cresta? E quando buttarci sul lato sud alla ricerca della via di discesa, se non vediamo nulla? Forse è meglio scendere nel vallone nord, ovunque ci porti e così facciamo.
Prima tra i pendii alberati e fortemente innevati, poi direttamente nel ripido canalone invaso da slavine + o – recenti perdiamo 800 metri di quota, ma ecco una brutta sospresa: un salto del torrente invalicabile,cosa che temevamo.Senza perderci d’animo ed attingendo alle poche forze rimaste risaliamo 300 m di erta scarpata alla ricerca di alcune baite viste in lontananza nella nebbia; da lì forse troveremo una via d’uscita dalla valle.
Alle 12 siamo alle baite stanchi morti; una traccia si lascia individuare sotto quasi un metro di neve molle e, dandoci il cambio in testa, affrontiamo anche questa titanica fatica.
Dopo un paio d’ore il sentiero prende a scendere con decisione,la neve diminuisce fino a scomparire ed alla fine sbuchiamo sulla strada poderale che porta ad Isollaz.
Una gentile coppia ci da un passaggio fino ad Arnad e da qui il simpaticissimo Renato ci porta alla nostra auto, dove possiamo concludere felicemente la nostra odissea.
Non ci sono parole per descrivere la fatica e la pressione psicologica provate oggi; sono cose che abbiamo provato noi e che rimarranno in noi per sempre,ma a chi denigra questa via salita anche in invernale,anche fosse in prima assoluta, chiedo di salire e scendere la Marathon nelle condizioni che abbiamo trovato noi.

Un forte grazie va ad Emanuele per l’esperienza ed il costante incoraggiamento infertoci ed a Gianluca che, nuovo a queste esperienze, non si è lasciato andare.
Crollare in questi frangenti può avere conseguenze terribili, è andata bene così; non siamo eroi, ma sopravvissuti.

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